mercoledì 4 dicembre 2013

LA GATTARA

La mia vita è suddivisa in due ere geologiche: AnteNina, ovvero il buio Medioevo, e PostNina, l'Età della Luce.

Per chi non lo sapessa, lei è la Nina,


 il gatto che vorrebbe essere un certosino ma non può. Anche lei una di noi, una wannabe.

Tutti si ricordano di com'era LaGianni ante-Nina: una persona razionale, in grado di sostenere una conversazione adulta e che passava tempo di qualità con il suo fidanzato e gli amici. A dirla tutta, era un tantino schifiltosa e odiava tutti gli animali, tranne le cavie dei laboratori e i polli che girano sullo spiedo.
Poi, a un certo punto, è stato Nina-time, ed ecco avvenire la temibile trasformazione da persona saggia e razionale in Gattara.
La Gattara è una categoria di donne affetta dalla cosidetta sindrome del pucci-pucci. Sembrano normali, ma in realtà no. Sono pazze.
La sindrome del pucci-pucci si riconosce da alcuni sintomi ben identificabili, ovvero:
  1. tendenza a parlare di gatti sempre e assunzione di problemi felini come argomento preferito di conversazione comunque e con chiunque;
  2. incrinazione della voce e abbassamento del vocabolario ad un livello prescolare in presenza di cuccioli;
  3. tendenza a declinare sostantivi e aggettivi al diminutivo e/o vezzeggiatvo (polpettino, topolino, trottolino amoroso dududu dadada ecc.) Valgono anche i falsi diminutivi (pasticcino).
  4. propensione a sostituire la propria identità con quella del cucciolo sui social network, utilizzando come foto profilo/copertina la diapositiva del cucciolo che dorme invece che la propria in vacanza al mare.

Ho adottato la Nina un anno e un mese fa, ed è stata un'escalation di gattaritudine. Sono in pieno trip da pucci-pucci, e non credo ci sia nessuna luce in fondo a questo tunnel di pelo. E mi chiedo: ma quale strambo potere hanno i gatti su noi donne, che a trent'anni basta tenerlo in braccio un minuto e pensare "è mio!" che ci rincretiniamo? Io passavo del tempo di qualità col mio fidanzato. Ora passo del tempo di qualità col mio gatto.

La verità è che, in primis, adottare un cucciolino (indifesopoverinopuccipuccipucciiiii!) appaga il nostro bisogno di responsabilità. Perchè sì, abbiamo trent'anni (ventotto, in realtà) ma col cavolo che abbiamo sbatti di responsabilizzarci. Siamo teenager inside. Non siamo pronte per gli impegni veri, tipo un figlio, ma neanche un cane, perdio. Però avere un gatto ci fa sentire IMPORTANTI. Perchè lui è piccolino e ha bisogno di noi che gli diamo le crocchette per sopravvivere. Ma non solo questo. Ci sono le vaccinazioni, gli sverminamenti, la strilizzazione, e noi corriamo su e giù come delle pazze col nostro trasportino tra il veterinario e la farmacia, e poi dobbiamo scappare a casa dopo il lavoro perchè c'è da dare l'antibiotico al gatto, e questo ci fa sentire delle SUPERMAMMEINCARRIERA. La Nina ad esempio ha problemi di sovrappeso. E' un gatto ciccione e, come tutte le Gattare che hanno letto tutto lo scibile reperibile sull'internet utilizzando la parola chiave "gatto" sanno, un gatto ciccione non va bene. E' pericolosissimo. E bisogna tenerlo a dieta, pesare tutto e dargli solo crocchette che si chiamano Obesity. Poi scopri che ha il ph della pipì leggermente acido, e cominci a somministrargli le crocchette Urinary. Io e Il Pelliccia stiamo collezionando un sacco di bustine che finiscono in y, e lei per tutta riconoscenza ci piscia fuori dalla lettiera. Che tenera.

Avere un gatto tira fuori il nostro lato fobico-maniaco, che teniamo sopito ma che smania per palesarsi. Quando usciamo di casa la sera, lasciamo il lumino acceso per il gatto. Andiamo in vacanza e chiamiamo tutti i giorni a casa per sentire come sta il gatto. Controlliamo che le orecchie non siano troppo calde e il naso troppo secco, e se lo sono andiamo in ansia perchè allora vuol dire che sta male.

E poi c'è la questione del contenimento-danni. Chi dice gatto dice danno, e in un anno e un mese io e Il Pelliccia ne abbiamo collezionati un bel po', dalle cacche sepolte sotto il tappeto, alle ciotole d'acqua rovesciate, alle falene spiaccicate sui muri (d'estate con le zanzare sembra di stare sul set di Dexter); piante sgranocchiate, piante rovesciate e sventrate, vomitini, rotoli di carta igienica polverizzati e sparsi in giro per tutta casa. Sono bei momenti. E io non lo so, se fosse Il Pelliccia a farmi pipì in giro mi incazzerei. Invece la Nina no, lei è così tenera, e poi non lo fa mica per dispetto, è che vuole comunicare. Che cazzata.
La verità è che noi Gattare siamo orgogliose dei danni fatti dai nostri gatti. Li giustifichiamo con l'aria della mamma bonaria col bambino discolo e poi parlando con le amiche ci bulliamo delle loro prodezze: "Sai, la Nina ha fatto una super pipì sul pavimento" "Eh, la mia l'ha fatta sul letto e sul divano" "Fortunate, la mia la fa nei gavettoni e me li tira addosso quando apro la porta" "Chetttteneeereeee!!!". Boh. Pura nevrosi.

Io poi, le mie amiche Gattare lo sanno, sono particolarmente competitiva riguardo alle (indiscutibili) qualità della Nina. Non sto neanche a rimarcare la sua indiscussa superiorità estetica, perchè la foto parla da sè. Ma lei fa le fusa più forti di tutti. Salta più in alto di tutti. E' la più buona. La più brava. La più intelligente, se la chiami si gira, ooooohhh, prodigi!

Comunque la vera verità la sa quel furbone che ha coniato il termine di pet terapy: un gatto migliora la qualità della vita. Torni a casa, e c'è un batuffolino coccolone che ti corre incontro. Ti senti amata, amici. E poi è morbido, caldo e cicciottone, ti si accoccola addosso sul divano che ti si spezza il cuore, ed è così sofficioso che è un antistress perfetto. Anche perchè puoi fargli quello che vuoi, strapazzarlo, soffocarlo di baci e lui è lì, tutto a ciambella che fa le fusa.

Io ci sto provando, comunque, amici. Ad uscirne, intendo. Il primo passo è stato ripristinare la mia faccia su Facebook. Per tutto il resto, ci sto ancora lavorando su.

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