lunedì 3 febbraio 2014

NUOVE OSSESSIONI: LA MACCHINA DA CUCIRE

Non vi ho ancora raccontato del mio nuovo feticcio, il corso di taglio e cucito che ho appena iniziato a frequentare nel laboratorio dello Spazio B**K di via Porro Lambertenghi.

State ridendo? Non so come mai, ma ogni volta che dico taglioecucito la gente si mette a ridere. E dire che ci sono corsi con nomi ben più buffi che la gente frequenta nell'indifferenza generale, tipo  l'Acquacombat o il Military Fitness (ma che èèèèèèèè!!). 
Facendo fede al mio buon proposito n°3 di inizio anno, io ho deciso di mettere una (grossa) pietra sopra a tutto ciò che inizia con training e finisce con fitness, ignorare qualunque cosa abbia a che vedere con parole come cardio, step, tone, hydro e salamadonna, e concentrarmi a coltivare il mio lato ancora fertile, nella speranza di ricavarci qualcosa di buono o, alle brutte, di far passare il tempo. Ecco perché, sull'onda della vecchiezza scaturita dalla mia nuova relazione con l'uncinetto, mi sono buttata sulla macchina da cucire.

Buttata in senso figurato, intendo. Ma anche fisico, da un certo punto di vista.

Ci siamo andati in tre al corso, mercoledì sera: io, la mia collega Pallina e le mie Underground. Le Underground le considero ente a parte e non delle semplici calzature perché effettivamente, con una para di cinque centimetri, sembravano avere vita propria su quell'aggeggio del diavolo che è il pedale.
Quindi, primo appunto: mercoledì prossimo, in ballerine.

La nostra maestra si chiama Chiara. Sorprendentemente, è una ragazza giovane, non una vecchia bacucca con le dita a radice di pino consumate dall'artrite. Giusto per convincervi che la macchina da cucire non è un arnese per vecchi.

Io mi ero persa la prima lezione mercoledì scorso causa Parigi (cominciamo bene), perciò io e Pallina andiamo lì una mezzora prima per recuperare.

Lession number one: Come si infila il filo. Chiara dice, mi raccomando, prima di cominciare a cucire assicuratevi che il piedino sia giù, se no si ingolfa il filo. Io: OK! e parto: macchina ingolfata. Molto bene.

Primo esercizio: fare le cuciture dritte. Pallina va come un treno. Io... io litigo col pedale:

Drittezza is a state of mind.
Va bene, in qualche modo ce la faccio. Ho fatto anche lo zig zag (avete visto?), sono proud of myself. Così Chiara dice: adesso vi do due scampoli di tessuto e ci faremo un sacchetto. Deglutisco. Un sacchetto? Ho appena imparato a fare lo zig zag! Ma va bene, mi ci metto.
Pallina sta già inserendo la coulisse che io sono ancora a disfare le cuciture sbagliate che ho fatto (perché sì, non ci avevo pensato che un sacchetto necessita di un'apertura per essere utilizzato, e allora?). Quindi disfo, rifaccio. Ripasso la cucitura che mi è andata fuori dal tessuto. Sbuffo, sudo. Mi si rompe il filo. Di nuovo. Di nuovo. Chiara mi cambia la macchina, lei ha fiducia in me. La colpa non è mia, è di quella dannata macchina. Stiro, rischiando di uccidere. Passo la coulisse, il bordino che ho lasciato è piccolo, ma io celafacciopassarecazzooooo!!!! E finalmente...
TADAAAAAAN!!!



Sto quasi per piangere dalla commozione... il mio sacchetto!! E la coulisse funziona davvero, guardate!


Insomma ne sono uscita stanca, affamata (che non avevo mangiato), ricoperta di fili ma VITTORIOSA! Dopodomani avrò la prossima lezione: cosa sarò capace di fare? Una federa per cuscino forse? Un tovagliolo? A breve gli aggiornamenti sui miei progressi (se ce ne saranno)... stay tuned!

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