domenica 20 luglio 2014

DI CALDO E DI SCHIFEZZE.

Di questi tempi, se volete vedere gente vestita carina, l'unica è farsi un giro in via della Spiga verso le nove/novemmezza del mattino, perchè in tutta Milano le uniche ancora in grado di abbigliarsi con ritegno sono le venditrici delle boutique di lusso.

Per il resto, i Milanesi sembrano le vittime senza voce dell'afa. Si aggirano disorientati per la città, mostrando chiari segni di squilibrio ipertermico. Zioppera se fa caldo. Fa talmente caldo che la mattina si uscirebbe in vestaglia e ciabatte di gomma. Periodo ipotetico. Ma visto che siamo esseri senzienti, NON LO SI FA, si radunano invece forze ed energie e CI SI VESTE, al meglio delle nostre capacità di resistenza. Perchè occhei, fa caldo che ci si scioglie il trucco, fa caldo che la mattina ci si mette la crema e si rimane con le gambe rivestite di pelle d'anguilla, ma l'ipertermia non può giustificare certe nefandezze, a meno che non vi abbia dato completamente alla testa.

Perchè amici, quando scoppia il caldo, a Milano cominciano a vedersi cose che manco al largo dei bastioni di Orione il quindici d'Agosto.


L'immagine è a caso, giusto per stemperare la tensione.


Gli shorts giroculo ad esempio. Com'è che l'afa riesce a vincervi così facilmente sul senso del pudore che d'un tratto trovate perfettamente normale andarvene in giro con mezza chiappa di fuori? Mettetevi anche i rollers, già che ci siamo, e poi possiamo far finta di essere a Miami, invece che sulla Martesana in mezzo alle nutrie che nuotano.

Vorrei svelare due grosse verità ad alcune signore che passeggiano per il centro in questi giorni: il copricostume non è un vestito, e voi avete bisogno del reggiseno. Vedete il mare da qualche parte? Ci sono ombrelloni, lettini e un bagnino nelle vicinanze? I vostri figli indossano braccioli? No? Allora copritevi.

Quando il termometro supera i 30 gradi, parte l'inspiegabile voglia di vestirsi da poracce. Chissà perchè. Tipo che d'un tratto si matrializzano, dal cassone sotto il letto dov'erano giustamente relegati, borse peruviane regalateci da zie nel '97, bracciali colorati acquistati in spiaggia a Viserbella, canotte di Tezenis risalenti alla prima apertura in Vittorio Emanuele, sandali souvenir della cammellata nel deserto scelti nella tenda beduina sotto i fumi del narghilè.

E poi le cinesate. Credo che il mercato della maglina cinese in estate raggiunga picchi incredibili. Il best seller è la tuta da Ali Babà pure made in China, che abbinata con le ballerine in paillettes da mercato vi fa subito sentire Jafar alla ricerca del diamante allo stato grezzo. Perchè sì, alla fine passiamo tutto l'anno a volerci sentire delle principesse, d'estate ci tramutiamo invece nei pirla della Disney, mi sembra giusto.

E comuque tra tutti gli orrori che l'afa porta nel guardaroba delle Milanesi, se dovessi scegliere quello che veramente mi fa incazzare, ragazze, sono i jeans. I jeans. I jeans. Perchè, santissima l'afazza, se con quaranta gradi all'ombra e il centopercento di umidità percepita non riuscite a trovare una soluzione migliore che mettervi un paio di jeansjeansjeans,  che fantasia di merda avete, vi meritate la morte lenta per autocombustione.

 

lunedì 14 luglio 2014

VEDERE IL LATO POSITIVO DELLE COSE, OVVERO QUELLO CON IL MUSCHIO.

Da domani arriva l'anticiclone di sta ceppa, dicevano. Caldo africano, dicevano.

Sarà, io sono in casa il 14 di Luglio con il pigiamone e il gatto.

Allora una volta a me piaceva l'estate e mi faceva schifo tutto il resto dell'anno. Avevo freddo dal primo di Settembre al trenta di Maggio. Più o meno. Poi sono cresciuta (leggi, invecchiata), le mie gambe hanno cominciato ad assumere la consistenza della gelatina e io ho cominciato ad apprezzare i jeans, i gonnelloni e le calze da centottantamilaeun denaro.

E infatti a me questo freschetto non dispiace proprio troppo. E così, poichè sono una persona altruista e di buon cuore, e lo percepisco dai vostri controllati stati su Facebook che ecco, come dire, quest'estate pazzerella vi sta spaccando i maroni, ho deciso di stilare per voi la lista dei lati positivi di un'estate piovosa:

  • occhei, voi non vi potete mettere i pantaloncini e magari avete delle belle gambe e la cosa vi pesa, ma considerate che non se li può mettere neanche la vicina di casa sessantenne cicciona rimasta ferma agli anni Ottanta. No more hot pants ad offendervi la vista sugli autobus, mica poco.
  • piove = riduzione drastica di presenze in infradito = no more pedicure imbarazzanti, la vostra vista è salva 2.0.
  • il basilico sul balcone è autosufficiente, la menta cresce come la peggior specie infestante e vi potete ammazzare di mojito casalingo - tanto piove, cosa uscite a fare.
  • niente panico da tinteralla, sono tutti color dello zola, siete perfettamente in nuance.
  • piove anche al mare, perciò potete gioire selvaggiamente sbeffeggiando i selfies degli amici in Puglia stagliati contro un nebuloso orizzonte. Perchè non ci sono cazzi, se piove città batte mare 10 a 0.
  • siete in grado - contro ogni logica aspettativa - di perseverare nella stoica impresa della corsa mattutina, perchè fa freschetto.
  • tornare a casa in bici sotto la pioggia vi fa sentire più potenti di Rocky contro Drago (sentite anche la musichetta, mentre pedalate forsennati)
  • le probabilità di imbattersi in irrigatori incazzati che vi docciano a metà carreggiata stanno a zero. Ditemi se è poco.
  • meno insetti.
  • longevità della vita di coppia: non vi viene voglia di soffocare nella notte quell'orso bruno che vi dorme di fianco scaldando il letto come un fornelletto da campeggio. Anzi, si può ancora dormire abbracciati (seee vabbè. Ipoteticamente).
  • e infine, in un'estate di pioggia, una misera povera e breve giornata di sole sembra un miracolo irripetibile e di cui godere ogni secondo (ovvero cambiando cinque volte outfit nel giro di dodici ore).
Vi ho convinti? Se la risposta è no, pensate che tutte le cose più belle accadono sempre sotto la pioggia. Ce l'ha insegnato Audrey. E Wall-E. E Mary Jane. E anche Theoden di Rohan.












mercoledì 9 luglio 2014

L'ORGOGLIO CICLISTA

Del fatto che girare a Milano in bici (specie se in gonnella) abbia dell'impresa eroica ne avevamo già parlato qui. Con gli acquazzoni che stanno tirando giù gli dei di questi giorni poi te lo spiego. A tal proposito lasciatemi esprimere un sonoro disappunto per il tormentone dell'estate 2014, che per una volta non prevede culi tremebondi e brasiliani ma è invece l'esacerbata locuzione "bomba d'acqua" che fa strippare i giornalisti di La7 - ma bomba d'acqua cosachecosa, occhei, c'è il temporale, occhei, c'è Milano che galleggia, ma parlate come mangiate perdio, che bomba d'acqua è solo il gavettone che ti sparo in faccia io sulla spiaggia di Riccione.

Divagando.

Se il problema della smutandata ha trovato valide soluzioni - e ringrazio le mie lettrici fedeli Valentina e Federica per avermi segnalato questa e quest'altra soluzione - per altre cose ancora ci tocca litigare.

Sabato scorso ho iniziato la mia giornata alla grandissima quando, dopo aver sistemato le mie palle piene nel cestino, nel pedalare verso il lavoro, ho dovuto fare brutto con una Macchinara Arrogante e vieppiù dotata di permanente anni 80 che mi ha fatto drizzare i peli delle braccia superando a destra e strombazzando che neanche Luke Duke (i capelli erano effettivamente simili. Per dire).

Perchè se non bastassero le gonne e le intemperie a costellare di ostacoli il percorso del Ciclista Urbano, ancora più pericolosa e infida è la lotta che il nostro eroe ogni giorno si ritrova a combattere ad armi impari con il suo rivale di sempre, il nemico naturale, l'antico rivale: il Macchinaro Arrogante.

Il Macchinaro Arrogante è quello che considera il ciclista un semplice ingombro sterico sulla sua via verso la gloria (ovvero, il benzinaio). Nella sua visione sfocata e annebbiata dall'odio, egli non ne coglie la natura umana: la sua miopia percepisce la massa corporea che rallenta la sua corsa verso il successo e la sua mente è in grado di formulare un solo pensiero: schiacciare - il Ciclista, come fosse un moscerino. Schiacciare sul pedale, fargli mangiare la polvere e umiliarlo, e poi ridere di lui mentre si fa sempre più piccolo e sparisce all'orizzonte, impolverato e impaurito.

Il Macchinaro Arrogante è quello la cui portiera ha un'apertura alare di 90° esatti, e la mossa gli viene meglio e più repentina se è parcheggiato in doppia fila.

Il Macchinaro Arrogante è quello che elargisce diritti di precedenza a seconda della sua magnanimità e del tutto arbitrariamente, e si stupisce che il Ciclista non si sprechi in segni di riconoscimento quando, nelle giornate di particolare buonumore, decide di dargli il contentino rispettando la segnaletica orizzontale.

Il Macchinaro Arrogante è quello che odia a tal punto il Ciclista Urbano da tenerlo sotto assedio nella sua stessa casa: ostruisce qualunque passo carrabile gli venga sottomano e poi rimane a guardare dal bar di fronte, sgranocchiando pop corn, le acrobazie del piccolo Ciclista nel tentativo di scavalcargli il cofano.

Il Macchinaro Arrogante è quello che trova che sia stata una gran bella idea da parte di Pisapia aumentare i parcheggi in città, anche se ancora non si spiega per quale motivo li abbia tinti di rosso e decorati con simpatici stencil a forma di velocipede. 

Il Macchinaro Arrogante è quello che la domenica pomeriggio verso le tre si trasforma in Ciclista, si dipone in batterie da quattro sull'intera carreggiata e si stupisce e si indigna della maleducazione di tutti quei Macchinari Arroganti che gli sgommano in faccia inquinando una città che andrebbe goduta di più all'aria aperta.













venerdì 4 luglio 2014

COME CAZZO SI FA

Dopo il depressive mood della settimana scorsa torno a postare minghiate, e oggi mi domando e chiedo: ma come cazzo si fa.
Uno, a tifare Cantù (è una settimana che mi alzo la mattina cantando cori, GRAZIE OLIMPIA CAMPIONI D'ITALIA!).
Due, a mangiare il ghiacciolo verde.

E tre, a crederci di brutto come Alessia di The Chilicool.


A parte che a me sto taglio di capelli fa schifo, non è questo che mi inquieta. Mi inquietano invece i titoli che Alessia sceglie per i suoi post. Ora, non che io sia una grande produttrice di titoli intelligenti, ma lei partorisce cose di questo genere: Fiori sulla felpa e cenni d'azzurro. Cioè, avete capito? Fiori sulla felpa e cenni d'azzurro! Pura poesia! Grandissimo sforzo d'intelletto! Mirabile sfoggio d'immaginazione.
Non paga della pochezza dei suoi titoli Alessia continua il post in questo deprecabile modo:

Fiori, fiori e ancora fiori. Calici di vino bianco ghiacciato. La luce del sole che filtra tra le nubi, tra le colline a nord di Udine. Lunghi bagni in piscina. Cene a lume di candela a piedi nudi nell’ erba. Case diroccate nascoste dalle balle di fieno. Risate a cuore aperto. Il caffè quando si fa sera. Le tazzine di porcellana nella credenza di mamma. 

Ma che fantastica istantanea di vita! Che spaccato di Udine! I calici di vino ghiacciati, le cene a lume di candela... Ale ma chittecrede? Chittecrede Alessia? Cos'è, la campagna di Udine aka il nuovo regno di Fantasilandia? Tua madre, vicino alle tazzine di porcellana ha le coppe da Dom Perignon per far sbronzare te a bordo vasca, Alessia?
Ma lei gnente, imperterrita:

 Fiori, fiori, fiori e ancora fiori. Sulla mia felpa in versione crop, sul tavolino in salotto, tra le pagine di un libro in attesa di essere sfogliato (e ti do un consiglio, Alessia: aprilo, che magari inizi a sistemare la punteggiatura in grazia del dio). Per me rose, tulipani e calle. Bianche. Irriducibili cenni di frivolezza, consapevoli che le cose belle richiedono tempo, passione e un pizzico di pazienza. (cioè, ma solo io mi chiedo cosa cazzo mai sta dicendo? Le cose belle che richiedono tempo cosa? Alessia, ti ricordo che stiamo parlando di una felpa X-CAPE, marchio che tutte noi ritenevamo bandito, e di fiori spiaccicati tra le pagine di libri mai aperti). Il mio Martedì è iniziato così (no, hai capito? Il suo martedì inizia con vino bianco, calle e lei che come una cretina ride girando a piedi nudi in aperta campagna! Il tuo martedì come inizia, sulla metro?), ricordando istantanee di vita, e a questo ho aggiunto una camicia bianca e un jeans a sigaretta per un casual twist (casual twist, questa me la devo segnare e la riciclo in un post fra un paio di mesi) che oggi sento particolarmente mio. Due grandi lenti azzurre dietro cui nascondere lo sguardo. Fiori freschi in casa e candele accese.(ma dove vive questa, nel castello di Biancaneve?) Un tocco di magia, ed uno soltanto, anche nelle piccole cose. Il fascino sottile della non-perfezione. E il non prendersi troppo sul serio. Tutto il resto è noia. A voi l’ augurio che questa settimana, che profuma di fiori e di leggerezza, possa essere come voi la volete.

No, basta. Su "il fascino sottile della non perfezione", signore, alzo le mani e mi dichiaro arresa. 
 
Come cazzo si fa a crederci di brutto come la Marcuzzi. Cioè, le avete viste le ultime foto della Pinella?




Boh, a me stai anche simpatica Alessia, però c'hai quarant'anni e mi sembri una pazza.

E poi, il trend più cool dell'estate. Evidentemente stufe delle tette al vento della Biasi, le sue competitors fescion bloggerz aprono le danze al bagno vestite.

 
Tuula

Style Scrapbook

Andy, nella sua immensa figaggine, cammina sulle acque che neanche il redentore.



My free choice

Vince a mani basse Erika Boldrin con il tuffo integrale, alla faccia nostra che portiamo il vestito buono in lavanderia. D'altronde, chissenefrega se in calce al post hai scritto wearing: Roberto Cavalli dress?




Fiori, fiori e ancora fiori. Calici di vino bianco ghiacciato. La luce del sole che filtra tra le nubi, tra le colline a nord di Udine. Lunghi bagni in piscina. Cene a lume di candela a piedi nudi nell’ erba. Case diroccate nascoste dalle balle di fieno. Risate a cuore aperto. Il caffè quando si fa sera. Le tazzine di porcellana nella credenza di mamma.  Fiori, fiori, fiori e ancora fiori. Sulla mia felpa in versione crop, sul tavolino in salotto, tra le pagine di un libro in attesa di essere sfogliato. Per me rose, tulipani e calle. Bianche. Irriducibili cenni di frivolezza, consapevoli che le cose belle richiedono tempo, passione e un pizzico di pazienza. Il mio Martedì è iniziato così, ricordando istantanee di vita, e a questo ho aggiunto una camicia bianca e un jeans a sigaretta per un casual twist che oggi sento particolarmente mio. Due grandi lenti azzurre dietro cui nascondere lo sguardo. Fiori freschi in casa e candele accese. Un tocco di magia, ed uno soltanto, anche nelle piccole cose. Il fascino sottile della non-perfezione. E il non prendersi troppo sul serio. Tutto il resto è noia. A voi l’ augurio che questa settimana, che profuma di fiori e di leggerezza, possa essere come voi la volete.
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Fiori, fiori e ancora fiori. Calici di vino bianco ghiacciato. La luce del sole che filtra tra le nubi, tra le colline a nord di Udine. Lunghi bagni in piscina. Cene a lume di candela a piedi nudi nell’ erba. Case diroccate nascoste dalle balle di fieno. Risate a cuore aperto. Il caffè quando si fa sera. Le tazzine di porcellana nella credenza di mamma.  Fiori, fiori, fiori e ancora fiori. Sulla mia felpa in versione crop, sul tavolino in salotto, tra le pagine di un libro in attesa di essere sfogliato. Per me rose, tulipani e calle. Bianche. Irriducibili cenni di frivolezza, consapevoli che le cose belle richiedono tempo, passione e un pizzico di pazienza. Il mio Martedì è iniziato così, ricordando istantanee di vita, e a questo ho aggiunto una camicia bianca e un jeans a sigaretta per un casual twist che oggi sento particolarmente mio. Due grandi lenti azzurre dietro cui nascondere lo sguardo. Fiori freschi in casa e candele accese. Un tocco di magia, ed uno soltanto, anche nelle piccole cose. Il fascino sottile della non-perfezione. E il non prendersi troppo sul serio. Tutto il resto è noia. A voi l’ augurio che questa settimana, che profuma di fiori e di leggerezza, possa essere come voi la volete.
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Fiori, fiori e ancora fiori. Calici di vino bianco ghiacciato. La luce del sole che filtra tra le nubi, tra le colline a nord di Udine. Lunghi bagni in piscina. Cene a lume di candela a piedi nudi nell’ erba. Case diroccate nascoste dalle balle di fieno. Risate a cuore aperto. Il caffè quando si fa sera. Le tazzine di porcellana nella credenza di mamma.  Fiori, fiori, fiori e ancora fiori. Sulla mia felpa in versione crop, sul tavolino in salotto, tra le pagine di un libro in attesa di essere sfogliato. Per me rose, tulipani e calle. Bianche. Irriducibili cenni di frivolezza, consapevoli che le cose belle richiedono tempo, passione e un pizzico di pazienza. Il mio Martedì è iniziato così, ricordando istantanee di vita, e a questo ho aggiunto una camicia bianca e un jeans a sigaretta per un casual twist che oggi sento particolarmente mio. Due grandi lenti azzurre dietro cui nascondere lo sguardo. Fiori freschi in casa e candele accese. Un tocco di magia, ed uno soltanto, anche nelle piccole cose. Il fascino sottile della non-perfezione. E il non prendersi troppo sul serio. Tutto il resto è noia. A voi l’ augurio che questa settimana, che profuma di fiori e di leggerezza, possa essere come voi la volete.
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