martedì 30 dicembre 2014

SPOILER: PAOLO FOX DICE CHE IL 2015 SARA' UNA BOMBA

Si è fatto il 30 di dicembre, e come ogni anno, la depressione capodannesca è alle porte.
Come sappiamo bene tutti noi, che siamo rimasti psicologicamente fermi alla quarta elementare, l'inizio del nuovo anno non coincide mai con l'arrivo di gennaio, bensì con settembre, mese depressivo per eccellenza.

Epperò, chi è rimasto attento e vigile, si ricorderà che, un anno esatto fa, sul blog giannico sono stati formulati alcuni -attenzioneattenzione- buoni propositi, e mai vorrei lasciarvi col dubbio che siano stati disattesi. Ebbene no, contro ogni aspettativa (e lasciando correre il calcolo delle calorie, che sapevamo tutti essere una cazzata) La Gianni ha sia imparato a darci dentro con l'unicinetto (prove fotografiche qui) che a vestirsi in maniera più adeguata alla sua vetusta età. Due prove completate su tre, applausi.

Vorrei essere tanto ottimista e propositiva da stupirvi con nuovi buoni propositi idioti per l'anno del signore 2015, ma a sto giro sono pervasa da un tale spleen che ciao, Charles, ciao, e mi sento più in vena di bilanci, invece. Sarà colpa di Facebook e dei suoi filmatini riassuntivi. Massì, facciamoci sto bilancione dell'anno 2014, dai.

Cos'è successo nell'universo giannico dopo il famoso post sui buoni propositi di cui pregasi vedere link sopra?

Vi tranquillizzo subito dicendovi che anche quest'anno non ho trovato il senso della mia esistenza, non ho capito cosa voglio fare da grande e non ho maturato rosee prospettive sul mio futuro, da cui il famoso spleen.
In compenso però quest'anno ho: 

cominciato a correre. Lo metto al primo posto perché non ho ancora smesso di stupirmi della cosa. Non raggiungevo un traguardo così importante da quando mi consegnarono le scarpe con la punta al corso di danza, e avevo 8 anni, credo. Ho il sospetto che la mia tenacia, che non sta cedendo neanche alle brume invernali, abbia radici profonde nel fatto che lo shopping a tema sportivo sia quanto di più godibile nel magico mondo retail, ma tutto ciò merita un post a parte, temo.

tolto 4 denti del giudizio, e questo significherà una sola cosa nel 2015: apparecchio ai denti, non aggiungo altro.

ricevuto lo sfratto da via dei Matti numero zero. Pensavo di prenderla male ma invece ho la testa così piena di fantasticherie in cui io e il Pelliccia abbiamo budget milionari e possiamo permetterci appartamenti favolosi (con delle persiane! Con pavimenti dritti! Bagni piastrellati! Ascensori!) che per ora l'elevato tasso di euforia non mi sta facendo intristire pensando alla perdita di vicini favolosi e commercianti a cui ero affezionata. Come disse Rossella, ci penserò domani. Intanto, non vedo l'ora di traslocare.

ottenuto una macchina da cucire e rotto quattro aghi, ma anche realizzato ben due borse dal nome giapponese, un porta torte imbottito, un calendario dell'avvento, un coordinato da cucina con grembiule e guanto da forno a tema natalizio. Il prossimo passo è Burda, e poi nessuno mi fermerà.

conquistato l'America. Ciao amici che mi leggete dall'altra parte del globo, e che sembrate apprezzare particolarmente il mio post sull' #DueCuori, prima o poi imparerò a decifrare le statistiche di Blogger e capirò come sia stato possibile tutto ciò.

svelato il segreto per avere capelli magici e belli, se siete stolti e vi siete persi il post lo recuperate qua.

Soprattutto, scoperto che non è vero che non cambia mai niente. Le cose possono cambiare, nessuno è condannato. E se sono cambiate così, senza preavviso, quest'anno, potrà succedere ancora e ancora e ancora, finché anch'io troverò il mio posto in questo vasto vasto mondo.

Per il 2015 ho già in previsione un blog a quattro mani con la Scoppiatissima Jo, un trasloco, un apparecchio, la saga di Harry Potter che non ho mai letto e mi è venuta voglia adesso, un decluttering fisico e mentale di cui vi parlerò a breve, e poi un premio Nobel, conquistare 24 territori e l'egemonia mondiale, perciò sarò parecchio indaffarata. 

Intanto, mi accingo ad affrontare con il consueto grande entusiasmo i festeggiamenti della Silvester night, forte di due solide certezze: un primo giorno dell'anno di letto e tisane e un'invidiabile minigonna di piume rosa.

Buon anno a tutti Funny Followers!


sabato 20 dicembre 2014

LA SOLUZIONE AI CAPELLI DI MERDA C'è, E SI CHIAMA TRATTAMENTO ALLA CHERATINA.

Devo assolutamente dirvelo.

Avete i capelli crespi? Mossi? Umido-sensibili? Piastra-repellenti? Benvenuti nel club, di cui sono socio benemerito. Parla per me la vastissima esperienza sul campo, maturata in anni di pieghe spiegazzate, oli miracolosi e riti woodoo. Anni passati a uscire di casa liscia e rientrare con un diavolo per capello, anni pieni di doppie punte, di chiome sfibratE e di incubi da meteo.

Beh, è finita. FI-NI-TA ragazzi! Alla veneranda età dei trenta meno uno ho finalmente trovato LA soluzione, quella che non prevede rapature a zero o trapianti, come spesso ho sognato, ma giusto quattro-cinque ore di passione dal parrucchiere: si chiama CHERATINA.

Sotto sotto, rimango convinta che un complotto ci sia: come the hell è possibile che nessuno me ne abbia mai parlato? Cos'è questa omertà??? Ho dovuto imparare a soffrire per purificare la mia anima e accettare con piena gioia e consapevolezza il momento del riscatto. E questo è arrivato una settimana fa esatta. Ad oggi, dopo ben due shampoo fatti e vari sbalzi climatici subiti, posso con leggerezza del cuore dichiararlo al mondo: la cheratina FUNZIONA.

Ma ricominciamo dal principio, ovvero da quel giorno in cui mi sono specchiata come se fosse la prima volta e i miei capelli mi stavano a loro volta guardando dallo specchio del bagno, così tristi, così depressi, così crespi e arruffati che mi si è spezzato il cuore e ho detto basta. I miei capelli si fidano di me e io devo prendermene cura. Se io li amo, loro mi ameranno di conseguenza e tutti vivremo felici e setosi per sempre.

Ho chiamato il parrucchiere e ho invocato aiuto. Morale: appuntamento per stiratura permanente.
Mi attacco all'internet e mi prende la paura. Recensioni drammatiche, storie tristissime di chiome devastate e un unico grido: non fatevi la stiratura chimica, la stiratura chimica è il male!

Sono andata dal parrucchiere e ho detto: parliamone. Per inciso, lo dico senza scrupoli di coscienza ché tanto, il parrucchiere in questione è un salone e si chiama Les Garcons de la Rue. Ci sono andata la prima volta quest'estate dietro consiglio della Scoppiatissima Jo e l'ho eletto a mio nuovo parrucchiere preferito per i seguenti motivi:

  • non è un salone, è uno urban-box, cioè un posto figo dove istallazioni fatte con i tubi dell'acqua servono ad accogliere spazzole e ferri e le poltrone sono sedie di plastica da bar girevoli. 
  • gli hair stylist sono tutti tatuati e fighi, con colori di capelli al limite della fantasia cromatica.
  • sono bravi.
Il trattamento me l'ha fatto Adina. Lei ha preso in mano le mie povere ciocche malmesse e ha decretato: no stiratura chimica ma sì alla vita, cioè alla cheratina. Perché? Intanto perché è un trattamento naturale che nutre il capello, invece di stressarlo e indebolirlo. La cheratina è una proteina già presente in abbondanti quantità nei nostri capelli (e nei peli anche). Shampoo, inquinamento, piastra e phon però la deprimono. Per questo una botta di cheratina ogni tanto risolleva l'umore dei nostri capelli, e di conseguenza anche il nostro, facendoli tornare morbidi e luminosi come li avevamo a cinque anni, nell'era ante-piastra. Inoltre, la cheratina non stravolge la natura del capello, perciò non si noterà lo stacco con la ricrescita perché la situa tenderà a tornare normale piano piano.

Come funziona la faccenda? Eh. Se volete un consiglio, portatevi un libro. Oppure lì son tanto carini che vi regalano la connessione al wifi. Insomma, trovatevi come impegnare il tempo perché la storia è lunga.

Prima ti lavano i capelli con apposito shampoo, così che siano belli aperti e pronti ad accogliere a braccia spalancate tutta la cheratina del mondo. Poi, una volta purificati ben bene ti spalmano ciocca per ciocca questa poltiglia bianca dall'odore nauseabondo e ti lasciano a mantecare un quarto d'ora buono. Segue asciugatura e piega con piastra. A quel punto hai i capelli come non li hai mai avuti e nemmeno sognati: lisci, morbidi come il cachemire di Loro Piana, setosi come nei tuoi desideri più proibiti. Non puoi fare a meno di scimmiottare la pubblicità della Pantene e ripeterti che tu vali. A quel punto, lo shock: bisogna rilavarli. COmE??? La vestaglietta nera ti appare in quel momento come un camice di forza, ti dibatti, NO! Non mi avrete mai! Non laverete i miei capelli! E invece sì. Sì perché bisogna metterci sopra una fiala di maschera fissante, se no tutto sarà perduto. Ti convincono. Altro shampoo, altra posa e poi... magia! Adina mi asciuga i capelli ad cazzum come faccio io di ritorno dalla corsa e questi sono lisci. Senza nessuno sforzo, i miei capelli sono lisci! Ma non solo lisci tipo post-piastra, sono ancora più morbidi, più leggeri, più setosi di prima. Non puoi fare a meno di accarezzarti e mormorarti complimenti da sola, vittima di uno dei peggiori casi di autismo tricotico della storia.

Sono uscita dal salone potente. Ho dei capelli meravigliosi e voi non potete nulla contro la loro magica forza. Delirio di onnipotenza a pacchi. Voglia di suscitare invidia nel prossimo. Nevrosi.

E ora, qualche domanda tecnica:

Quanto dura?
Non lo so, ancora. Dicono quattro mesi circa, e io ci spero con tutte le mie forze perché vi giuro, quattro mesi così, mi sembra di stare in paradiso. Dopodiché i capelli cominceranno a tornare normali (cioè brutti) a poco a poco. Questo è un bene, perché la ricrescita sembrerà naturale e non avrete lo stacco liscio perfetto sotto-cugini di campagna sopra.

Ogni quanto va rifatto il trattamento?
Mi hanno consigliato due volte l'anno. Vi farò sapere.

Ho buttato la piastra?
No. Il trattamento alla cheratina non è la stiratura chimica che ti riduce a una confezione di spaghetti, no. Certo, i miei capelli sono circa venti volte più lisci di com'erano prima, ma ho ancora bisogno di dare una bottarella di piastra dopo lo shampoo o la mattina per fissare le punte. L'impegno si riduce però a due minuti scarsi contro le mezzore a cui ero abituata e i capelli ti rimangono perfetti tutto il giorno. Non importa se piove, nevica o tira vento, quelli non si muovono. Rimangono in piega perfetta, lucidi, morbidi e splendenti come appena usciti dal parrucchiere.

Uso ancora i centordici prodotti che usavo prima?
No, per il semplice fatto che li ho sostituiti con prodotti specifici per i capelli trattati con cheratina, gentilmente rifilatimi da Les Garcons. Non so se cambi effettivamente qualcosa, ma per non rischiare io sto usando Shampoo e Maschera appositi e non me ne lamento. Avevo appena investito per una confezione famiglia di maschera all'olio di cocco nemmeno aperta ma fa niente, la regalo di cuore a chi se la piglia (è buona, comunque). Sto continuando però a mettere il mio olietto meraviglioso sulle punte la mattina perché mi piace coccolarle e spruzzo anche l'olio di cocco preso a New York più che altro perché ha un buon profumo.

Domandona finale: quanto costa?
Risposta: svariati bauli di dobloni. Non posso dirvi precisamente, perché Madre legge il blog e poi mi sgriderebbe dandomi della scialacquatrice folle. Vi basti sapere che siamo abbondantemente in doppia cifra. Ma amiche, credetemi, nulla, e ripeto nulla, potrà mai valere di più la pena. Nessun acquisto vi darà mai la stessa sensazione di onnipotenza che si prova ad avere dei bei capelli. Perciò per Natale non regalatemi diamanti, ma barili di cheratina per favore.

venerdì 12 dicembre 2014

PROCRASTINARE E' BELLO. La sfera, la biglia e il culone della Gianni.

Facendo parte della specie umana e dell'universo mondo, sento come diritto naturale quello di avere una tendenza spiccata a procrastinare.

L'intero universo vive e sopravvive alle avversità perché segue la linea di minor resistenza, ovvero persegue il proprio fine con il minimo sforzo.

Nel personale Universo Giannico, io voglio essere una sfera (non una palla, simpaticoni, una sfera!). Una bolla di sapone. Perché mai le bolle di sapone sono sferiche e non per esempio trapezioidali? Perché quella è la loro configurazione energetica più stabile. In pratica, la bolla sta a riposo. Minimo sforzo, massima resa. Per lo stesso principio le biglie rotolano, le molle tornano nella loro posizione iniziale e noi procastiniamo. Rimandiamo le cose noiose o complicate o che non ci piacciono per mera inclinazione naturale: perché mai, sotto i cieli, dovremmo far fatica? Appunto.

Io sono una fanatica sostenitrice del non fare oggi quello che potresti rimandare a domani, così intanto oggi ti puoi riposare. Mi sento pienamente giustificata in questo dalla natura umana ma, a quanto pare, la mia teoria trova scarsi riscontri nel web. Se provate a digitare "procrastinare" su Google, è un tripudio di pagine che vi insegnano come smettere. Ma perché? Sembra che procrastinare sia il male. Ti danno non solo del pigro e dell'ignavo, ma addirittura dell'infantile o del debole. Dall'altezza morale del mio divano, io vi sbriciolo i miei Pandistelle in testa, schiavi del sistema che non siete altro.

La mia teoria è semplice: se cerchi di fare tutto e subito e bene, non guadagni tempo ma lo perdi. Questo per il semplice fatto che il tempo risparmiato verrà riempito immediatamente da altri compiti. Non è tempo libero, è tempo in attesa di essere occupato. Se finisci un lavoro prima del termine di consegna, il tuo capo te ne affiderà subito un altro. Se stiri oggi una lavatrice, domani ne avrai un'altra. E poi c'è la legge di Parkinson: "Il lavoro si espande fino ad occupare tutto il tempo disponibile; più è il tempo e più il lavoro sembra importante e impegnativo". Tradotto, più tempo hai, più tempo impiegherai in lavoro. Se hai poco tempo per fare un lavoro, sei più efficiente e il risultato è uguale. Forse migliore. Io ho imparato questa santa verità ai bei tempi dell'università: se avevi una settimana per preparare un esame, ti ammazzavi notte e giorno e andava bene. Se avevi un mese, ti ammazzavi lo stesso notte e giorno perché non ti sentivi mai abbastanza preparato. E poi ok, andava bene, ma le tue tre settimane di scarto chi te le ripaga?

Perciò un sonoro STICAZZI a tutti voi. La differenza è tutta qui: se eviti di procrastinare e ti occupi di tutto subito, non avrai mai tempo per te; se invece procrastini, hai tempo per dormire sul divano, farti la camomilla, giocare col gatto, guardare Grey's Anatomy per la centocinquantesima volta. Poi a un certo punto rinsavisci d'un tratto e ti rendi conto che la bolletta sta per scadere, che hai il lavandino che rigurgita piatti sporchi, che devi prenotare la tal cosa e inviare la tal mail e fare la tal telefonata al tizio tale. A quel punto non hai più tempo, o muovi il culo o ciao. Quindi fai. Evviva! Sì, ok, magari ti ammazzi. Magari fai uno giorno no stop appiccicato al computer, oppure una domenica di pulizie di primavera, ma chissenefrega. Intanto, sei bello fresco e riposato. Anzi, magari sei anche un po' annoiato e fare il cambio dell'armadio ti dà più soddisfazione. E poi vuoi mettere il senso di onnipotenza quando esci vittorioso da una pigna di panni che ostruiva il passaggio in camera da letto piuttosto che stirare due magliettine scarne al giorno ogni giorno? In quei momenti io ho delle scariche di adrenalina che mi affaccerei dalla finestra brandendo il ferro e, come Scar sulla rupe, annuncerei alla via che questa è l'alba di una nuova era, nella quale leoni e iene lavoreranno insieme per costruire un glorioso futuro!

Poi mi sento in diritto a tornare a non fare un cazzo, perché ho lavorato tanto quindi perdio! ho il diritto di riposare! C'è da andare a ritirare le analisi del gatto? Fare la spesa? Riordinare il bagno? Eh no, oggi no, oggi ho fatto già tanto! Quello lo farò domani. Domani, quando il veterinario manderà la guardia forestale a vedere se mi sono smarrita nei tombini, il frigo sarà vuoto e in bagno si potrà fare la lotta nel fango.

D'altronde, lo sappiamo perfettamente tutte (e chi non lo sa, sciagura a voi!) che domani è un altro giorno. Lo diceva una che è diventata icona di stile indossando un vestito fatto con le tende di broccato della mamma. Se non vogliamo dare credibilità a lei, allora a nessuno.





martedì 9 dicembre 2014

DECLUTTERING SELVAGGIO: HO BISOGNO DI SPAZIO

Faccio fatica da andare a correre.
Faccio fatica a leggere.
Faccio fatica a scrivere sul blog.
Faccio fatica a dormire.

L'unica cosa che continuo a fare molto bene è sbagliare. Sbaglio una quantità di volte al giorno che è incalcolabile. Non pensavo di essere in grado di sbagliare così tanto spesso. Non pensavo fosse umanamente possibile. Forse sono un essere leggendario, con capacità mitologica di sbagliare innumerevoli volte sopra la media. Forse è così. Ma va bene, perché sbagliando si impara, dicevano, e io ne ho per un'enciclopedia.

Continuo a pensare a quello che vorrei fare nel tempo libero che non ho: vorrei andare dal parrucchiere, vorrei riordinare casa, vorrei cucire un abito a macchina, vorrei finire di leggere Musashi, che ormai sta facendo la muffa sul mio comodino, vorrei fare i compiti di russo, vorrei fare colazione fuori, vorrei stare un po' con il Pelliccia, vorrei scegliere la nostra nuova casa, che a Maggio ci sbattono fuori e non si sa dove andremo.

Io non ero pronta, in realtà. Stanno cambiando tante cose e tutte insieme, e non riesco ancora a prenderci le misure. Mi manca qualcosa, un po' di ossigeno, credo.

Però faccio progetti, in compenso. Per quando avrò un po' meno ansia e un po' più di tempo. Sono una persona ottimista sotto sotto.

Ho un nuovo trip, che è il decluttering. Come da ogni cosa che è banale ma ha un nome figo, mi ci faccio intortare come niente. Il decluttering di oggi è il mettere in ordine di ieri, ma oggi fa più figo e ci sono interi blog fantastici dedicati a questo. 
Decluttering significa liberarsi dagli oggetti inutili perché + spazio = - ansia = qualità della vita migliore.
Io sono una disordinata cronicizzata. Se sono stanca di più. Se sono stanca e depressa di più all'ennesima potenza. La mia casa in questi giorni sembra lo scenario di una di quelle puntate di Real time, voi sapete a cosa mi riferisco. Ho bisogno di aria. E non è facile come pensate voi, che vi sento, siete lì a dirmi: "Sforzati, la sera metti via i vestiti, non lasciare scarpe e borse in giro, raccogli i giocattoli della Nina, stira, pulisci!". No, non è così facile. Io funziono con l'interruttore: on/off. Quando raggiungo il livello per cui bisogna farsi strada col machete in casa mia, allora vengo presa da attacchi di iperattivismo, ribalto tutto e metto in ordine. Per un paio di giorni rimane tutto perfetto e immacolato, poi ricomincia il declino. E così via.

Adesso però la situazione è leggermente più complessa: c'è da cambiar casa, io e il Pelliccia dobbiamo abbandonare via dei Matti numero Zero e cercarci un'altra grotta pelliccica. E questo vuol dire una cosa, soprattutto: trasloco. Trasloco con mobili, che è peggio. Mi guardo intorno in casa mia e vedo che in soli tre anni io e il Pelliccia abbiamo accumulato una quantità di roba inaudita in questo piccolo spazio vitale: oltre ai miei acquisti compulsivi che riempiono armadi e scarpiere e cassoni sotto il letto e appendini, abbiamo accumulato bomboniere, vasellame, vincite da pesche di beneficenza, inutili articoli di cancelleria, caramelle che non piacciono a nessuno dei due e rimangono lì con lo scorrere dei mesi, pile scariche e mai riciclate, biglietti d'auguri, auricolari rotti, assurde cover del telefono, occhiali da sole, ricevute, riviste, sacchetti. Un cumulo di stronzate. Queste cose mi tolgono l'aria, mi mettono ansia, vanno eliminate.

Devo fare decluttering, nella mia casa e nella mia vita.

Starò meglio, poi.

martedì 2 dicembre 2014

DI PROFESSIONE COPIONA

Come mi lascio manipolare io dalle influencers, non ce n'è un'altra al mondo. 

Se da un lato sono perfettamente impermeabile a pubblicità e packaging carini (extrema ratio, che nella personalizzazione del latino giannico significa solo molto razionale), dall'altra sono un'incorreggibile copiona: io stalko la gente, rubo e spaccio per mio, vedi il doppio orologio copiato alla Ferragni nel lontano 2010 (outing).
Ecco perché seguo centocinquantadue fashion blogger e mi incazzo quando fanno le noiose come in questo periodo. Datemi qualcosa da copiare, perdio!

Ma la mia sete di plagio spudorato non copre solo la sfera delle più o meno celebrities e gente del web. Mi capita a volte di innamorarmi di persone very, l'amica, la vicina di casa, una tipa che incontro dal parrucchiere. Ci sono delle ragazze dotate naturalmente di uno stile così figo che non c'è una parola più figa di figo per descriverle. Io da un lato le odio e dall'altra le copio e voglio essere come loro. Ma cosa succede quando la copia giannica risulta solo un pallido surrogato della figa vera? Depressione, e poi più nulla.

Ad esempio, ultimamente mi sono innamorata della mia compagna di banco al corso di russo perché:
uno, è metà russa, indice di gradimento in impennata;
due, ha uno stile minimal-urban-salcazzo-chic che mi piace un botto.
L'outfit-tipo della tizia è: pantalone nero alla caviglia, camicia bianca, cardigan blu. Figa. 
Io: pantalone nero alla caviglia, camicia bianca, cardigan blu: suora laica in gita di piacere al San Carlone.
Lei è la queen dell'abbigliamento della crescita, quello che ti ricorda i tempi delle elementari quando ti riciclavano i vestiti della sorella maggiore ed erano un po' cortini, un po' pelucchini, un po' meh.
Si mette jeans inciucciati neri a vita altissima e maglioncino pesca che è cropped ma perché ha sbagliato lavaggio, e infatti le maniche stanno a sette ottavi. Figa. 
Io, lavaggio della lana a 90° perché voglio lo stesso effetto infeltrito: i City Angels vengono a portarmi coperte e brodo caldo.
Poi, lei ha lo zainetto di tessuto, quello con la coulisse. Non scrivevo la parola coulisse dal '95, ho dovuto googlarla per ricordarmi lo spelling. Figa.
Io: borsa toppissima in pitone moluro taglio front cut. Inadeguata.
E poi lei lei lei. Lei è l'icona del nuovo trend milanese inverno 2014-15, detto anche checcefrega checcemporta io alla calza ho detto no, ovvero: la caviglia scoperta. Sempre, ragazzi, anche nelle condizioni climatiche più avverse. Stringate carroarmate, pantaloni culotte e fiera caviglia di fuori. Maledetta me con collant e calzettoni, perché gesù ho tutti i jeans shreddati e prendo freddo.

Io vorrei, ma non posso. Uno perché di minimal nel mio guardaroba c'è ben poco. Due perché mi avete fatto comprare ben due piumini della Colmar prima di dirmi che le sporty spice non tirano più (n.b. ovviamente, Tipa Figa all'ultimo avvistamento in data 27/11/2014 portava ancora chiodino di pelle e probabilmente grasso di foca a strati). E tre perché io quelle cose lì da mettermi addosso ragazzi non le trovo. Ditemi che succede anche a voi, vi prego. A me capita di vedere una cosa che hanno addosso tutte, ma tutte, e che sta bene a tutte e pensare, beh, la voglio anch'io, d'altronde, se ce l'hanno tutte, ne saranno pieni i negozi. Zero. Zero se non sgraziate brutte copie da due soldi. E un solo quesito: ma loro, tutte le altre, dove vanno a fare shopping (se non da Zara, leggi tra le righe)? Questa collisione di fallimenti sartoriali succede oltremodo spesso con le ricerche più semplici. Tipo un cardigan nero. Perché è impossibile trovarlo? Cosa avrò chiesto di tanto azzardato, case di fast fashion che non siete altro, che non potete produrmi un diavolo di cardigan nero che non sia 100% poliuretano e con stravaganti applicazioni di swarovski al posto dei bottoni?

Oppure ci sono quelle cose che addosso alle altre sono una bomba e poi le provi tu e beh. Sì. Beh. Stavi meglio senza. Tipo gli skinny a vita alta da Donna Martins. Occhei quelli son difficili, lo ammetto. I maglioncini girocollo allora. Ragazzi mi stan di merda. Anche le francesine con la gonna: ho i piedi piccoli, sembrano gli zoccoli di uno gnu. Oppure, top of the pops, le sciarpe, peggio ancora se sono tartan. Trent'anni domani, e non aver ancora imparato a mettersi una sciarpa in modo carino che non scivoli. Mi è più facile imbroccare le formule in Excel, e ho detto tutto.

Insomma, a copiare ci si prova. A volte non-ce-la-si-fa. Extrema ratio ragazze, siate razionali. La moda è bella perché ce n'è per tutti. Copiate ma non vi accanite, se un look non fa per voi, mollate. Amica del corso di russo, io mollo, perché non avrò mai le tue gambette secche e lunghe, né il tuo adorabile accento toscano e credo neanche il tuo zainetto, per il semplice fatto che è fuori produzione da quando Cristina D'avena cantava la sigla dei puffi. L'unica cosa che ti copierò d'ora in poi saranno i compiti di russo, promesso, e ti prego solo di spostare il gomito un po' più in là, perché io ho il quaderno fucsia gigante e scrivo coi pennarelli e mi viene un po' fatica a spiare te, amica, che ovviamente hai la moleskine nera e prendi appunti piccolissimi con la tua penna a gel.


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...