mercoledì 29 gennaio 2014

LA GIANNI E LA PARISIENNE

OH LA LA, bonne soiréè, mes amis!!

Eccomi di ritorno dalla mia cinque giorni parigina: io e i miei brufoli sulla fronte da abuso di burro salato e croissant abbiamo disfatto le valigie, smesso di dare un accento cretino a tutto quello che diciamo e siamo ripiombati nella routine milanese (prendi bici - molla bici - lavora o almeno provaci otto ore al giorno - torna a casa - pulisci la lettiera del gatto - uncinetta cappellini come se non ci fosse domani - buttati a letto - muori).

So che tutti (?) voi vi aspettate (??) le foto della Gianni sotto la Tour Eiffel, sul bateu mouche, con la baguette sotto il braccio, perché vi ho lasciato intendere che me ne andavo in vacanza e invece no. Ci sono andata per lavoro, che è sempre tanto più figo che lavorare a Milano, ovvio, ma non abbastanza da lasciarti il tempo di spararti i selfie davanti alla Gioconda, purtroppo.

Anche perché secondo voi se una Gianni a Parigi ha 45 minuti di break tra un corso e l'altro, uno speech e l'altro, un qualcosa e l'altro, dove sceglierà di andare?
A. Al museo d'Orsay per tentar di uscire dal limbo dell'ignoranza artistica in cui sguazza da sempre,
B. Alle Galeries Lafayette.

Oh ma dai, avete indovinato:



Il libro pop-up de Il Piccolo Principe mi fa scoppiare di orgoglio, in effetti, anche se per dirla tutta l'avrei potuto comprare uguale uguale all'High Tech due vie dietro casa, ma vuoi mettere comprarlo in una libreria parigina, con tutto che è in francese e non lo leggerò mai???

La crema di marroni di Angelina (mi raccomando, pronunciare Anjelinà, se no non vale) è già dipendenza pura, sarà contento il mio dentista.

Comunque, la cosa veramente istruttiva di questi cinque giorni di full immersion francese è stata osservare le differenze antropologiche che sussistono tra le donne italiane e le donne francesi. Ho scritto veramente "sussistono". Per la miseria, sta diventando serio questo blog!

Intanto faccio coming out, io sono l'italiana media che storce il naso tutto l'anno davanti alle cugine francesi che sono antipatiche snob e non hanno il bidet, ma poi appena la mandano a Parigi le viene la bava alla bocca e corre a casa a tirar fuori dalla naftalina il basco e la maglia a righe bianche e blu. Comunque.
Sono abbastanza scocciata del fatto che le parigine sembrano dolci e chic anche quando si arrabbiano o dicono la parolacce. Voglio dire, se io dico "cazzo" è cazzo, non è che suoni esattamente elegante; loro dicono "merde" et voilà! Che sarà mai! E' così chic, s'en va sans dire!
L'altra cosa che un po' mi urta è il rapporto che le francesi hanno con la pioggia. Tipo che noi italiane, dopo quattro ore di piastra la mattina, ci comincia a piovere in testa a metà strada e dio, si scatena il panico. Se vi capita di essere a Parigi e vedete una pazza che corre sotto la pioggia con una sciarpa avvolta a mo' di turbante sopra la testa, potete stare sicuri, è un'italiana. La francesi se ne fottono della piega. Loro passeggiano imperturbabili sotto il diluvio universale, che se anche ti si arricciano quel tanto e non quanto fa subito casual chic e sono ancora più fighe. Che poi, poveracce, le capisco anche, in quella dannata città piove un giorno si e uno pure, perciò o impari a fregartene, o ti viene il gomito del tennista a furia di aprire e chiudere l'ombrello. Rimane il fatto che se io prendo quattro gocce di pioggia divento il quinto dei Cugini di Campagna e loro invece sembrano Marissa Cooper nei giorni d'oro in cui litigava con la fiaschetta.
E poi, che passino pure i capelli, ma per il trucco, che scusa hanno? Noi italiane e la nostra fissa per gli smokey eyes. Queste si truccano zero e hanno delle facce che sembrano bambole di ceramica. Boh?! Sarà genetica? Sarà maledettissimo culo?? L'ingiustizia divina? Non è dato sapere.
E per finire, con le loro facce struccate e i loro capelli al vento, le francesi si aggirano senza piumino sugli Champs Elysees, strette nelle loro giacchine di tweed, del tutto incuranti del vento gelido che ti apre la faccia tipo Joker.
Sono magre, eppure non c'è un solo panino in tutta Parigi in cui non abbiano schiaffato dentro panetti di burro.
Ma soprattutto, quando è successo che le francesi si siano messe a studiare inglese? Ma non eravamo rimaste tutte nello stesso calderone, una faccia una razza, dell' ai spik inglish uit mai french friend?? No, queste hanno studiato ragazze. Perciò se vi mandano a Parigi per lavoro non fatemi fare figure per piacere. Io ve l'ho detto, quindi, sapevatelo. Knew it.

sabato 18 gennaio 2014

LA GIANNI E LA DIETA: UNA STORIA D'AMORE.

L'altro giorno sono andata dal dentista.

(Suspance).

No vabbè, niente di che. Giusto una controllatina ogni tanto, e il gusto di sentirsi dire che "lei, signorina, ha una bocca che definirei complessa". Eufemismo is the way.

Prima di cacciarmi le pinzacce in gola, comunque, vuole la tradizione che ci sia da compilare il questionario. Quello lungo tre pagine, sì, con tutti i riferimenti alle più svariate malattie del mondo, alle allergie, intolleranze, operazioni e un sacco di cose belle che è sempre un piacere.
E poi l'interrogatorio, del tipo che manca il faretto puntato, il poliziotto buono e il poliziotto cattivo:
Fumi? No.
Bevi? Mah, ogni tanto.
Se sì, quanto? Oddio, non lo so, una birretta, così, ogni tanto.
Sei incinta? No. Sei sicura di non essere incinta? Diavolo, sì! Anche lei con sto terrorismo psicologico, come se non bastasse Real Time, ma dai!
E alla fine, il domandone: tendi a mangiare dolci in maniera compulsiva? E io, noooooooo. No, disse la donna che dodici ore prima si scofanò il sacchetto dei coccodrilli gommosi mentre stirava. No, giammai, disse la donna coi brufoli sul mento. Assolutamente no, disse colei che puccia il cucchiaio di Nutella nel the.

Allora, le cose sono due: punto primo, la domanda mi sembra alquanto indelicata. Punto secondo... ho un problema? Ho un problema nell'ammettere che ho un problema? Sto negando il mio problema? Problemizzo una cosa che non è un problema? Cosizzo un problema che non è una cosa?

Ci ho pensato. Ci ho messo due giorni a pensarci ma... alla fine ho capito una verità sacrosanta ed incontestabile: io non ho un problema. Io non mangio perché sono nervosa-triste-complessata-agitata. Io mangio perché sono GOLOSA. Perché mangiare come un porco mi piace ma di brutto. E se questo è un problema, è un problema vostro. Vostro e del mio dentista.


PS Non ci sentiremo per una settimana: vado a Parigi mon amour ad ingozzarmi di macarons. E quando torno vado dal dentista. Perché a furia di ingozzarmi a tradimento mi sono spaccata un dente. Giuro. Così adesso quello che ha un problema è il mio portafoglio. Che purtroppo dovrò mettere a dieta. Seriamente.

giovedì 16 gennaio 2014

MYBOSHI: A CHE PUNTO SIAMO

Sì, è vero, il blog langue. Non è che ho il blocco dello scrittore, no. Più che altro avrei il blocco del nervo mediano, e la colpa è del nuovo tunnel senza uscita in cui mi sono buttata a pesce, ovvero: the MYBOSHI. Un tunnel di morbida lana colorata in cui le mezze maglie alte la fanno da padrone.

Vi ho già spaccato le palle per bene su tutti i social network mai inventati con il mio nuovo trip dell'uncinetto ma ho deciso che no, NON NE AVETE ANCORA ABBASTANZA. E poi le mie creature hanno bisogno della loro vetrina. Se lo meritano.

Ricorderete forse il tragico inizio del mio grande amore col Myboshi. Nella big depression di inizio anno ero lì per lì per appendere l'uncinetto al chiodo e comprarmi il cappellino da H&M. E cavolo. Ed ero già ad un passo dal baratro della disperazione del "non sono capace di fare gnente perché sono stupidastupidastupida", tanto per non smentire il mio approccio combattivo alla vita e la leggendaria tenacia che metto nel superare le difficoltà.

Grazie al cielo e al Pelliccia, la vita mi ha affibbiato un compagno di strada saggio e pacato che, dopo avermi sentita frignare per un intero weekend, ha tirato fuori il consiglio intelligente: affidarsi ad un ente superiore in grado di fornirmi dimostrazioni pratiche ed il giusto incoraggiamento, nella figura specifica di Madre.
Io mi chiedo con angoscia come farà a sopravvivere la prossima generazione che non avrà le nostre madri multitasking per cui Mammaaaaaaa come si fa a usare l'uncinetto-cucinare i mondeghili-sbiancare il bucato-fare il decoupage? Una generazione allo sbaraglio che non mangerà mai più casöra e ingresserà i Cucirapido a suon di orlo dei jeans a 8 euro. La Tristezza.

Comunque, ripetizioni da Madre la domenica pomeriggio. Un paio di tutorial perché, porco giuda, la catenella doppia mami mica me l'hai spiegata, e TADÀÀÀÀN!! Ma è un cappellino!! Non è un centrino, non è un calzino, è un cappellino!!


Vabèèèèè lasciate perdere i colori, ma chi lo sapeva che un gomitolo non basta??

Proud of myself, mi lancio subito in un nuovo esemplare: una discretissima cuffietta che mi viene molto utile perché non ho più bisogno delle lucine della Decathlon sulla bici nella notte.


C'è qualche incertezza sulla taglia. La prima versione mi esce che neanche il cappellino di Charlie Brown. Disfo e rifaccio. Sbaglio a contare le maglie. Disfo e rifaccio. Cerco di salvare la situazione in corner. La risolvo con due buchi sul retro. Va behhh.

Ho varcato le porte dell'inferno, comunque. Sto fino alle due di notte a sferruzzare perché devo finirlOH!, e la mattina dopo mi sveglio tutta pimpante e porto la mia carta di credito a fare shopping in un nuovo magico posto: la merceria. Ciao tredicesima, sei durata fin troppo, immolati sull'altare del Sacro Gomitolo e dammi la mia lana. Se vi dico che ho speso quarantasette euro di gomitoli dovete credermi. E, per favore, magari fermarmi la prossima volta. 

Ora che ho sperimentato a sufficienza su di me, decido di uscire dal buco e cominciare a tessere le mie ragnatele intorno a nuove ignare vittime: Pelliccia, ti ho visto! La tua zucca tondeggiante non rimarrà oltre nuda ed esposta alle intemperie!

C'è anche l'etichetta! :)

Sono così orgogliosa della mia nuova pelliccica creatura!Quando il Pelliccia lo prova sono così entusiasta che poco poco ed esplodo, tant'è che lui non osa obiettare nulla e, buono buono, se lo infila per andare in ufficio, esponendosi al pubblico ludibrio per amor mio (oppure per amor della sua salute mentale. D'altronde si sa che ai pazzi si dà sempre ragione).

Alla mia ultima sfida fa da inconsapevole cavia mia sorella Sgnappa che, oh ma guarda un po'! Va a sciare! E allora beccati sta fascia. Amici, ben tre cappellini di difficoltà per questo modello sul mio libro, mica roba per principianti, sono già al livello PRO!


E quindi niente, sono partita amici. Un cappello mi seppellirà!

venerdì 10 gennaio 2014

BETTIE: QUANDO NON SEI TU, SONO IO.

Questo post è dedicato alla mia amica Bettie.

Tanto per capirci, eh.


Bettie è reduce da una due diverse relazioni complicate. 

Questa storia inizia proprio con una Bettie neosingle da rottura con l'amore della vita che, in preda alla depressione alcolica, tenta di porre fine ai suoi tormenti sotto le ruote di un carretto dei gelati. Il carretto fa inversione ad U. E' la svolta, il gelataio le porta fortuna, ed ecco sbucare dal cappello il suo nuovo e ultimo tormento, ovvero il Toyboy di cui già vi era stato detto. Per definizione, il Toyboy è giovane e bello, le apre la portiera della macchina, le manda il messaggio della buonanotte. 
Un lieto fine per Bettie? Assolutamente no, perché, sotto le belle apparenze, il sorriso smagliante e i pettorali scolpiti, il Toyboy nasconde l'anima nera che è la maledizione di tutte le donne alle prese con una relazione complicata: il Toyboy è in realtà un Uomo-con-le-pippe.

Io sono certa che tutte voi, almeno una volta nella vita, avete avuto a che fare con un Uomo-con-le-pippe. E' la specie più diffusa nell'emisfero boreale, supera di gran lunga tutte le altre sottocategorie di Uomini-di-merda, tra cui si annoverano i noti esponenti dell'Uomo-che-fugge, l'Uomo-bugiardo, l'Uomo-poligamo e una lunga serie di altri Uomini-di-merda.

L'Uomo-con-le-pippe è tendenzialmente molto pericoloso, perché in partenza sembra avere proprio tutte le carte in regola. Bettie, come tante tra di noi, casca nel tranello delle portiere spalancate e dei messaggini con le emoticons rosa; delle serate al ristorante e al cinema; dei weekend alle terme; del bacio della buonanotte sotto casa. Poi, quando una si è per bene abituata ad essere trattata come una principessa e comincia a pensare che ma sì, alla fine forse forse mi posso anche un attimino rilassare, che forse questo Toyboy potrebbe rivelarsi qualche cosa di interessante, ecco che lui parte per un weekend in montagna con gli amici. E lì sparisce. Bettie temporeggia. Tentenna. Guarda preoccupata i bollettini metereologici, forse è stato inglobato da una slavina, sarà mica stato rapito dall'uomo delle nevi... Non è che voglia rompergli le palle nel suo weekend libero però, non so, un segnale di fumo per far sapere che è ancora vivo potrebbe anche mandarlo, pensa. Alla fine cede, e gli whatssappa un timido "Ti stai divertendo?". 

Ed ecco che avviene, la trasformazione da Dottor Jekyll a Mister Hide: il Toyboy tanto carino che ti offriva da bere è diventato l'Uomo-con-le-pippe che non sei tu, sono io. Sono io cosa? Un pirla? Forse sì. Perché questa relazione non so dove ci sta portando. Perché forse stiamo correndo troppo. Mah guarda io non faccio jogging dal '93, dove stai correndo tu francamente non lo so, però te lo dico, datti una calmata, fatti un Gatorade. Che ti viene un infarto.

L'Uomo-con-le-pippe però non è l'Uomo-che-fugge: lui non ti scarica. Lui prende tempo. Perché, guarda un po', la sua vita è mooooolto complicata, e certo è confuso in questo periodo. Ma certo. D'altronde hai ventott'anni e non fai un cazzo oltre a portare il tuo culo dentro e fuori dalla palestra, chiunque sarebbe molto confuso in una situazione così complessa. Non importa se io esco da una relazione fallita, da un divorzio, ho un figlio adolescente in piena crisi esistenziale, un gatto bulimico, un cane diabetico, un ex marito che non passa gli alimenti, sono sommersa di bollette da pagare, mi si è rotto lo scaldabagno di sabato, sono in trasferta diciotto giorni al mese e mi è pure venuto il fuoco di Sant'Antonio. Quello con gli sbatti sei tu, mica io.

Quindi Bettie che fa? L'unica mossa intelligente che può fare una donna stufa alle prese con l'Uomo-con-le-pippe. Lo manda a stendere. No perché non sei tu, sono io bello. Che sono molto impegnata. E non ho tempo di stare ad aspettare che tu ti prenda i tuoi spazi fottuti e ritrovi te stesso. Ciao neh.

E indovina un po'? L'Uomo-con-le-pippe cambia idea. Perché effettivamente, dopo lunga introspezione, si è reso conto che forse sei tu, sì sei proprio tu, quella giusta. Ha tutto molto chiaro ora. Vediamoci. Vediamoci un corno, dice lei, e l'Uomo-con-le-pippe crolla. Ti chiama, ti corteggia e ha davvero molto molto bisogno di parlare. 

E allora cosa fa Bettie buon cuore? Gli riapre la porta di casa, stappa una bottiglia di Jagermeister e, dopo una giornata di lavoro, due lavatrici stese, uno smalto da recuperare e parecchio sonno in arretrato, si mette il camice dello psicologo e comincia a sorbirsi le pippe dell'Uomo-con-le-pippe. Che in realtà è un Uomo-dai-grandi-sogni, che vorrebbe tanto trovare la persona giusta, la metà del suo cuore, formare una famiglia e sfornare tanti piccoli Omini-con-le-pippine pronti ad ammorbare le ragazze della nuova generazione. Bettie ascolta perplessa. Per fortuna c'è lo Jagermesiter, perché sai, io ero rimasta che non bisognava correre troppo. A proposito, dove avrò messo le mie vecchie scarpe da tennis? Perché ho paura che mi serviranno. Per scappare il più lontano possibile dalle enormi pippe dell'Uomo-con-le-pippe.

lunedì 6 gennaio 2014

I NEW YEARS EVE AWARDS DELLA GIANNI

Non vi parlerò dei saldi, non oggi. Oggi voglio solo dimenticare. Perciò mi trastullerò parlando ancora delle belle feste passate e finite anche a sto giro così in fretta, ed in particolare del Capodanno. Cosa avete fatto voi a Capodanno? Siete andati in montagna? All'estero? Alle terme? 
Le Funny Girls si sono sparse in giro: hanno fatto Capodanni variegati e in località diverse, hanno brindato, si sono divertite e poi hanno pubblicato le loro foto. Così io adesso vi posso proporre il revival di un Capodanno itinerante tra le funny feste di San Silvestro, partendo dalla mia che si è svolta qui e dopo qui. I must della serata: baffi a manubrio e sdoganamento del nuovo ballo-tormentone 2014, il ballo di Spongebob, di cui Il Pelliccia è perfetto esecutore:



E parlando di primati, le Funny Girls si sono ovviamente fatte notare alle svariate feste molto esclusive e chic a cui hanno partecipato. Io ho deciso di raccontarvele in classifica (del tutto arbitraria, ovviamente, secondo l'insindacabile giudizio della Gianni che, si sa, come Giusi Ferrè è severa ma giusta):

Il premio miglior look della serata, vinto anche grazie all'incredibile numero di selfie postato sui social network a me graditi, va a Blondie, che dei pantaloni di pizzo così, solo lei e nessun altro al mondo credo:


Chiara Ferragni, provaci tu, se ci riesci.

Francielle invece merita il premio miglior acconciatura anno 2014 con il raccolto che ha nobilitato la cara, bella e totalmente inutile fascetta per capelli, di cui prima non sapevo assolutamente che farmene, e invece adesso:

Taaaac!

Giusto per stare in tema tricotico, direi che il premio al merito per la capigliatura selvaggia va tassativamente a Blondie ed Effe, per il costante impegno profferito durante tutto lo scorso anno ad avere i capelli della Barbie Chioma Brillante che solo dio sa i litri di balsamo che dovrei far fuori per averli anche solo vagamente così:



Ancora Francielle, a parimerito con Janet, si aggiudica il premio per l'accessorio più cool della San Silvester night, ovvero la collana di Zara che avete già visto... dove?! Ma qui!!



Indovinate invece chi vince quest'anno l'oscar ai migliori effetti speciali? Ma certamente Bettie, con il trucco smokey eyes più aggressive della serata e il ditino puntato del tipo I want you babe:


Le tre pulcine vincono anche il premio simpatia per le tre boccucce più belle del 2014: le avete viste mandar baci a destra e a manca per tutto lo scorso anno, non potevano certo iniziare l'anno nuovo senza uno smack portafortuna:


Effe vince senza troppe difficoltà il premio minigonna 2014, ovvero la fascia del miglior stacco di coscia dell'anno:


Non mi sembra ci sia bisogno di spiegare le mie motivazioni.

Un fortuito scatto rubato mi permette di assegnare a Maya, insieme a Effe, il premio occhi di gatto 2014:


Con queste orecchiette siete proprio degli amori di micie!

E per finire vorrei anche assegnare un premio di consolazione. Il mio pensiero e la profonda partecipazione va agli invitati di Yangwawa, quest'anno, che hanno dovuto festeggiare l'avvento dell'anno nuovo a base di:

Magatello putrefatto O_o

Biscotti (?) al sapor di teglia abbrustolita.


Provaci ancora Yangwawa, che il 2014 ti porti tanta fortuna e possibilmente una buona rosticceria vicina a casa!


mercoledì 1 gennaio 2014

2014: COSA CE NE FACCIAMO.

Il primo di Gennaio è il giorno più infausto dell'anno: ci si sveglia impiastrati dopo i bagordi, col mal di testa martellante e una fame diabolica. Si mette giù il primo piede dal letto in cerca della ciabatta, e invece eccola lì, ad aspettarci appollaiata sullo scendiletto come un brutto cane scodinzolante: la depressione del nuovo anno.

Dopo dodici bei mesi passati a cazzeggiare, mangiare come i porci, giocare a Ruzzle in ufficio e passare le domeniche spalmate sul divano davanti a Quelli che il calcio, il primo di Gennaio è il giorno della consapevolezza. Il momento delle somme che vengono tirate. E dell'autocommiserazione. Perché all'improvviso, e senza neanche tanto preavviso, è passato un altro anno. E io? Io sono sempre qua, sul mio divano beige, la copertina e il gatto, sono vecchia, o sto invecchiando, non ho realizzato nulla, non ho perso un etto, ho la cellulite, non ho quello che voglio, ho quello che non mi piace, e alla fine di tutto quest'anno non ho combinato nientenienteniente. Depression mode on.

Ma non quest'anno. Quest'anno ho detto basta con i cattivi pensieri e via con lo sfrenato ottimismo. Quindi per prima cosa stamattina (cioè intorno all'una, dopo aver rimesso insieme le mie povere ossa disabituate agli sforzi dei festeggiamenti), appena alzata dal letto ho messo su una lavatrice. Un gesto di protesta forte per dire al mondo che no, La Gianni questa volta non ci sta e affronta il 2014 di petto. Depression stay away, quest'anno tu non mi avrai. Non paga, per rimarcare questo mio atteggiamento estremamente propositivo ho ben pensato di fare quella cosa che in tutti gli anni passati ero troppo pigra per fare, ovvero i buoni propositi. Però. E non è facile fare dei buoni propositi. Non è che si possano fare a cazzo. Devono essere ponderati. Obiettivi concreti, il cui raggiungimento sia possibile. Mica campati in aria. Perciò, pensa che ti ripensa, ecco a voi i "Buoni propositi della Gianni 2014", ovvero il segreto è non puntare troppo in alto, che poi con il rinculo ci si ammazza.

Buon proposito n°1: risolvere l'annosa questione del calcolo delle calorie percentuali dei Biscotti del Mulino Bianco. Non l'ho mai capita: se quattro (quattro) Abbracci coprono l'11% del mio fabbisogno giornaliero dove diavolo li dovrei mettere i dodici chili di altra roba -pastapanepizzabirrasalametarallialfinocchiofettebiscottateconnutella- che mi sostentano nelle restati 23 ore e 55 minuti che seguono alla colazione ogni giorno? Quattro Abbracci? Non fatemi ridere! Venticinque sarebbe una cifra più appropriata! Cosa stanno insinuando questi del Mulino Bianco? Che ogni giorno mi scofano calorie per il 200% del mio fabbisogno giornaliero? In questo 2014 voglio vederci chiaro...

Buon proposito n°2: risolvere l'annosa questione della mezza maglia alta. Perché sull'onda dell'entusiasmo di theoldpinkroom a Natale mi sono fatta regalare il kit lana+libro+uncinetto Myboshi per fare quei cappellini tanto carini e tutti colorati che forse voi non conoscete ma io che sono avanti sì.  Dopotutto, sulla prima pagina del libro, c'è scritto che è facilissimo. Che lo posso fare tutti, ma tutti-tutti, anche i super noob come me. E invece:


Ecco quello che sono riuscita ad ottenere in un pomeriggio di lavoro matto e disperatissimo coi ferri: un nodo inestricabile, che fortunatamente piace tanto alla Nina. Ma non mi arrendo. Uncinetto, non mi batterai. Ho dodici mesi per venirne a capo, e sono sicura che per il prossimo capodanno sfoggerò un cappellino nuovo di zecca. E sarà bellissimo. E' una promessa.

Buon proposito n°3: l'ultimo -che sono già stanca- ma il più importante. Allora io ci ho provato migliaia di volte negli ultimi ventott'anni, e non solo a gennaio, ma a marzo, a luglio, a settembre, il lunedì, la domenica, in vacanza, al lavoro, e sempre con lo stesso identico risultato. Ho provato a dirmi: andrò in palestra, mangerò meno, mangerò meglio, correrò, berrò almeno due litri d'acqua al giorno. Ma niente. Io a diventar figa non ce la faccio. Sono già tremendamente intelligente, evidentemente non è umanamente concesso avere tutto. Perciò quest'anno dico addio alla figaggine e con lei dico solennemente addio anche a tutto ciò che ci gira intorno, ovvero agli shorts. E le minigonne senza calze. I leggings con la maglietta (che, a parte tutto, fanno schifo, nemmeno se sei figa ti salvi). Addio amici miei. Col 2014 entro nell'età adulta, i miei vestiti si allungheranno, e tu, Agosto, che adesso sembri così lontano e innocuo, non mi corromperai. Io mi vestirò, ci fossero anche 58° all'ombra, ti giuro, mi vestirò.

E insomma, c'è da lavorare. Sarà un anno impegnativo. Ma sono sicura che mi darà soddisfazioni, me lo sento. Come vi ho detto, il segreto è non puntare troppo in alto. Ed essere felici di quello che già c'è, che spesso è così tanto, che ci sembra di non vederlo neppure.
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