martedì 28 luglio 2015

QUANDO VACILLANO LE SICUREZZE E IN PIU' HAI UN HERPES LABIALE GROSSO COME UNA CASA

 Ciao a tutti, siamo qua, io, il mio herpes gigante e i diciottomila brufoli che continuano a spuntarmi da tutte le parti in faccia, che mi sembra di giocare al gioco della talpa, solo che questi non li posso neanche prendere a martellate, se no mi faccio male. Ma vorrei, oh se lo vorrei!

Perché i brufoli? Perché questo revival dei miei quattordici anni? Perché l'herpes ha deciso di abbandonare i miei gangli nervosi e accamparsi sul labbro, che sembro la sorella mestruata di Donatella Versace? Perché Sephora? Perché Dio? 

Oltretutto, questo mese di luglio si sta rivelando caratterizzato da una preoccupante aridità del mio lato artistico (sono un prisma). Ve lo traduco: significa che scrivo poco, e a buona ragione evidentemente, vista l'impenetrabile machiavellicità della mia produzione. 

Ma oggi, signori, come la fenice che rinasce dalle sue ceneri, io con tutti gli amici che mi porto sulla faccia torno alla ribalta per sottoporvi un'importante questione.

E faccio tanto per cominciare una * PREMESSA *, che è: ognuno ha i suoi modelli aspirazionali. I miei sono passati dalla Barbie Usignolo quando avevo sette anni alla folta schiera di bloggers, tweetstar, influencer e Snapchat addicted il cui lurkaggio occupa circa un terzo delle mie giornate, al solo scopo di a. ammirazione intensa dell'irraggiungibile b. invidia grama c. appagamento della mia inclinazione copiona.
Ne seguo più o meno attentamente una tonnellata, ma ho un debole per le compatriote, specie se snapchattano con l'accento. In realtà mi piacciono perché sono quelle che si prendono meno sul serio, sono più ironiche e più intelligenti, scrivono bene e mi fanno divertire. Lingue biforcute potrebbero forse insinuare una mia preparazione linguistica insufficiente ad apprezzare appieno i blog delle americane ma io con sufficienza mi tiro fuori da queste polemiche sterili e a senso unico.

Un giorno vi farò un post con tutte le mie blogger del cuore.

Tornando a noi, è successo che le mie beniamine, le quali sono tendenzialmente tutte ragazze super fighe con un gusto sopraffino, che grazie al signore non sono ancora abbastanza quotate da evitare di vestirsi da Zara, offrendo così terreno fertile per scopiazzature senza pudore da parte mia, stanno sbroccando per qualcosa che a me lascia personalmente, come dire. Inorridita:

I TATUAGGI TEMPORANEI.

La Zitella Acida - Sarinski
Cara Cori - Rossana di Vita su Marte

Ora ragazzi queste sono quattro di quelle fighe per davvero. Dovete credermi se ve lo dico io che critico tutto. Io mi fido di loro: perché ci prendono sempre, anticipano le tendenze, sono originali, belle, perfette. Ma allora sono io che sono nell'errore?

A me ricordano tanto quella volta (ed era il 2010 ndr) in cui io e la Sgnappa ci imbarcammo per San Pietroburgo con a testa una rondine grande come un corvo rivestita di perle e con una doppia C che pendeva dal becco sulla spalla sinistra (ve la ricordate tutti quella collezione vero?). E cioè, noi stavamo andando in Russia, fatto che di per sé sarebbe un attenuante ad errori di stile ben peggiori.

Non lo so, sono confusa. 

Cioè, ma fanno le grinze

Dai no. 

Non ce la faccio proprio. 

Mi fanno cagare. L'ho detto. Sbaglio io?

Nello stato confusionale in cui verso c'è solo una cosa da fare per ritrovare il mio equilibrio interiore, ed è stilare una dettagliata lista delle cose da mettere in valigia per i miei tre - tre - giorni di vacanza (grazie nonna, grazie zia, grazie mio nuovo adorabile direttore che mi capisci o forse cerchi semplicemente di farmi passare l'herpes che lo so anch'io che faccio scappare la gente, ma cosa vuoi che faccia, io somatizzo).

Vi ricordo che ho quindici costumi tra cui scegliere e solo uno che mi piace.

Sarà una lista molto impegnativa.






giovedì 16 luglio 2015

ESTATI MILANESI: IL FIGLIO DELLA PIZZAIOLA

Mi accingo a trascorrere un'estate interamente milanese, causa vicissitudini lavorative capitate nel periodo dell'anno meno opportuno (ma molto opportunamente per quanto riguarda la mia sanità mentale).

Inutile negarlo, sono preoccupata: l'estate a Milano è flagellata da una calamità a cui sopravvivere è difficile, specie quando l'esposizione si protrae per lunghi periodi. Sto parlando del tasso di umidità che pare di stare chiusi dentro un bollitore Alessi? Delle zanzare dai nomi esotici che si spostano in formazione e lanciano attacchi frontali? Di In Onda che prende il posto della Gruber dopo il tiggì del Chicco Mentana? Nossignori! La peggiore piaga delle estati milanesi è il figlio della pizzaiola.

Questa innocente creaturina quattrenne o giù di lì, che io non so dare un'età ai pargoli, rimasta silente nei mesi primaverili, probabilmente rinchiusa a forza in un qualche asilo comunale, nasce a nuova vita con l'avvento del caldo e delle finestre aperte. I suoi piccoli, tenerissimi polmoni, elastici e vascolarizzati, capaci e dilatati, diventano protagonisti mai abbastanza odiati dell'intero palazzo. Questo ragazzino piange, e non ogni tanto: continuamente. Piange a un volume ridicolmente alto. Piange con una convinzione disarmante. Perché cazzo piange questo bambino? Poverino, ha caldo, lo giustifica qualcuno! Ma pensa, solo lui! E occccchei, non voglio mettere di mezzo, per fare un esempio del tutto a caso, me, che con i miei trent'anni si suppone abbia imparato a reagire alla canicola in maniera leggermente più composta, ma non tanto. Ma sarà mica l'unico bambino che patisce il caldo di tutto il palazzo? Volete dirmi che gli altri li stanno conservando nelle cantine insieme ai prosciutti? Io non credo. Tant'è che il piccolo demonio in questione ha una sorellina, treenne, cinquenne, non lo so, e sta bimba non si sente mai. Giuro. A un certo punto ho creduto l'avessero impacchettata e spedita al mare dai nonni e invece no, mi sono affacciata per controllare e lei era lì, angelo mio, a bagnare le piantine della mamma sul terrazzo, colando acqua da tutte le parti ma, per l'amor di dio, zitta

Quindi, bambino dai polmoni d'acciaio, voglio capire: qual è la tua ragione? Sarà mica, azzardo, che sei semplicemente un piccolo ragazzino rompicoglioni, che quando smette per quattro secondi di piangere, attacca a chiamare la mamma tipo cinquanta volte? Ora, la tua mamma la conosco, è una brava signora, mi regalava sempre la lattina di coca quando le prendevo due pizze e adesso, con sto caldo spaziale, è pure incresciosamente incinta, e con quale coraggio si prepari ad affrontare il terzo è una cosa di cui prima o poi discuterò a quattr'occhi con lei, ma tu, bambino mio dolcissimo del mio cuore affranto, per quale stracazzo di motivo pensi sia utile strillarle cinquanta volte nel giro di un minuto "mammaguardamimammaguardamimammaguardamimammaaspettamimammaaspettamimammaaspettami". Ora, io la butto lì un po' a caso, ma secondo me la tua mamma ti sta aspettando porco il cazzo, nonostante io percepisca palpabile la sua voglia di fuggire via.

Ora. L'estate è lunga e si prospetta particolarmente afosa. Io sto sperando con tutto il cuore che i tuoi genitori pensino a spedirti una qualche settimana in Sardegna da cui l'accento dei tuoi mi dice che provieni, e dove, se siamo fortunati, hai dei nonni o degli zii che non vedono l'ora di esaudire tutti i capricci del loro vivace nipotino (e mi domando perché sia convenzione utilizzare il termine politically correct vivace quando si parla di un bambino, mentre lo sappiamo bene tutti che ci sarebbero aggettivi più adatti a descrivere taluni casi, come rompipalle, pestifero, indemoniato, insopportabile, fastidioso, importuno e detestabile). 
Ma se così non fosse, se io mi sbagliassi e tu dovessi essere condannato, insieme a me, a trascorrere il lungo agosto qui, al civico numero tre, allora io ti dico, bambino: il balcone da cui tu ami strillare è in linea d'aria esattamente sotto la finestra (aperta) del mio bagno. E io sto caricando il lavandino di gavettoni.
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