martedì 18 agosto 2015

SCARPE CON GLITTER E ALTRI ACQUISTI SCONSIDERATI

Insomma, è autunno.  

Una volta passato anche ferragosto, si fa quel periodo dell'anno in cui una volta cominciavamo a manifestarsi pruriti per zaini, pastelli e diari rosa. Adesso si accarezzano i maglioni di cachemire, si cominciano a compilare liste di tè e tisane da provare e, soprattutto, si comprano scarpe.

Dopo un'estate passata ciabattando in Birkedioleabbiainglorianstock, un po' pregusto un po' tremo al pensiero dell'imminente ritorno alle scarpe chiuse. Le scarpe dell'autunno sono della specie più pericolosa in assoluto perché, se d'inverno andiamo tranquille col supporto del calzettone di lana merino infilato a forza sotto lo stivale, in autunno c'è da andare a piedi scalzi. Anche se all'improvviso si dovesse mettere a fare cinque gradi il primo di settembre, regole non scritte vogliono che collant e calzettoni siano vietati, si va col cappotto e intabarrati fino alla punta del naso ma la caviglia che sia coraggiosamente scoperta. Ergo, comprare scarpe per l'autunno necessita di un'attenta valutazione: dovranno essere morbide e di ottimo cuoio per evitare stigmate e purulente piaghe da sfregamento, bisognerà fare attenzione a lacci e laccetti, che se poco poco butta una giornata di sole si ha l'effetto cotechino. 
Si parte così, sempre armate di buone intenzioni e di questionari dettagliati da sottoporre ad ignare commesse, fermamente convinte che quest'anno no, non si cederà al primo modello in cartapesta, costellato di borchie che si incastonano direttamente nella pelle e con una suola di pura ossidiana che sloga le caviglie solo perché è tanto cariiiiiino.

E infatti al primo colpo, occasione imperdibile pescata tra i saldi di luglio, ho acquistato queste:

Guarda come brillano!

Sono di Kurt Geiger e non ho potuto veramente impedirmelo perché:
A. sono di glitter oro, ripeto: sono di glitter oro.
B. mi fanno sentire il Gran Ciambellano della Maria Stuarda.
C. erano scontate del 50%.

Glitter e calzatura sono due vocaboli che mai dovrebbero incontrarsi in questo universo spazio temporale. Sembra di indossare le carcasse di due ferri da stiro e ho paura che ci camminerò con un'andatura alla Frankenstein che mi farà onore. Già pregusto le escoriazioni e le chilometriche bolle che mi faranno piangere lacrime di pentimento, ma è lo scotto da pagare per sì adorabili creazioni. 

Per non lasciare scampo alcuno alle mie povere estremità, da Zara ho comprato senza neanche provarle queste:

C'è ancora attaccato il cartellino, quanta tenerezza...

Non che volessi eh. Galeotto fu un viaggio di ritorno dalla Liguria con Pelliccia intento alla guida e nonna dormiente sul sedile posteriore. Per tenermi compagnia ho aperto la app di Zara e toh! Hanno appena messo fuori la nuova collezione! Le ho viste e ho sognato di loro tutta la notte come fanno gli innamorati. Il giorno dopo in pausa pranzo, coperta da una divisa siberiana e sudante come un panda in sauna, ho chiesto il favore ad un attonita quanto sconosciuta ragazza di provarle per me, perché tu sei senza calze almeno vedo come ti stanno, ho un quarto d'ora e devo rientrare dalla pausa, grazie! Sono BELLISSIME. Un po' Aquazzura, un po' Tango di Valentino, sicuramente molto Zara, infatti quando ci cammini fanno sgnec sgnec.

Potevo dirmi soddisfatta, ma si è messo di mezzo il cesto dei panni. Il mio cesto dei panni in vimini bianco si è rotto, dopo quattro anni di onorato servizio. Così qualche giorno fa ho caricato su Madre e mia sorella Sgnappa per una gita di piacere alla ricerca del nuovo sostituto. La qual ricerca non ha purtroppo sortito i risultati sperati, in quanto sono tornata a casa senza cesto ma con un paio di adorabili ballerine a punta. In un colore neutro che ho prontamente abbinato a dovere, perché soffrire va bene, ma che ne valga almeno la pena.

Sobrietà, questa sconosciuta.

giovedì 13 agosto 2015

LA GIANNI GOES TO EXPO: GUIDA GIANNICA SUL MEGLIO, SUL PEGGIO, SUL BUONO DI EXPO 2015.

Il Pelliccia ed io eravamo seriamente convinti che fosse una buona idea visitare Expo nella settimana di Ferragosto, quel periodo dell'anno in cui le strade a Milano sono lande deserte e le uniche saracinesche ancora sollevate corrispondono a centri massaggi thai. D'altronde - ci siamo detti - tutta la brava gente sarà ben al mare a puntellare l'ombrellone no? NO. Erano tutti ai tornelli alle dieci e mezza del mattino.

Ma gente o non gente, Il Pelliccia ed io si era prenotato con grande entusiasmo almeno una dozzina di ore prima e quindi sì, anche La Gianni, col consueto ritardo sul resto del mondo, ha effettivamente varcato i cancelli di Rho Fiera e, armata di marsupio e ciabattazze, in perfetto stile deutsch, ha fatto il trionfale ingresso all'Esposizione Universale.

Considerazioni generale sull'esperienza: partivo totalmente vergine di qualsivoglia informazione (leggi: scalpitavo dalla voglia), non fosse per i post-oracolo di Vita su Marte, al cui giudizio ormai mi affido anche per comprare i peperoni al mercato, e che ho utilizzato come linee guida per la scelta dei padiglioni da visitare (perché è grande, impossibile vedere tutto). Rettifico: che avrei voluto utilizzare come linee guida per la scelta dei padiglioni da visitare, mentre invece mi sono basata via via sulle forze che mi rimanevano per affrontare le interminabili file all'ingresso. L'ora trascorsa immota sotto il sole bollente in attesa di varcare i tornelli ha sensibilmente minato la mia forza di volontà.

In generale, mi è piaciuto, sì. Dall'alto della mia totale ignoranza sull'evento, mi sarei ingenuamente aspettata un'esposizione in cui venivano trattati temi come lo sviluppo e l'ecosostenibilità, invece mi sono ritrovata nel mezzo di un'enorme fiera del cibo (entomofagia! Dove si parlava di entomofagia?), una fiera del cibo assolutamente figa però.

Sono riuscita a visitare: Brasile, Nepal, Cina, Marocco, Vietnam, Malesia, Azerbaijan, Austria, Polonia, Messico, Gran Bretagna, Federazione russa, Turkmenistan.

Mi sono persa e me ne dispiaccio: Padiglione Zero, Italia, Corea, Angola, Kazakistan, Emirati Arabi e Giappone.
In Giappone davano due - due ore di attesa per entrare. Il Padiglione Zero era inavvicinabile.

Ecco quello che mi è piaciuto di più:

  • primo posto per la Cina, seguita da Austria, Marocco, Azerbaijan e Polonia. Oltre ad un molto instagrammabile soffitto punteggiato di ombrellini, ho amato l'immensa distesa di steli di grano illuminati. Poi ti sparano un video strappa-lacrimuccia con protagonista una nonnina rugosa che aspetta i suoi nipoti per la riunione di famiglia in occasione della festa di mezz'autunno. Io e Il Pelle siamo stati particolarmente fortunati perché ci siamo beccati anche l'esibizione di danze tradizionali.
  • Marocco, forse il più coinvolgente dal punto di vista sensoriale: lo scopo era immergerti nella riproduzione dei diversi ecosistemi del paese, e per farlo non sono stati utilizzati solo luci, suoni e colori, ma anche la temperatura, perciò si passava dalla stanza fredda e umida dell'oceano a quella rovente e ventosa del deserto.
  • Bellissime le distese di tulipani che accendi passandoci sopra il palmo della mano in Azerbaijan, suggestivo il bosco in Austria, magica la riproduzione della foresta pluviale in Malesia.
  • La Polonia, malcagata dai più, mi ha stupito con il suo magic garden e una scultura enorme di cioccolato che profumava di meraviglia (fanno il cioccolato in Polonia? Io non lo sapevo!).
  • Molto particolare l'alveare del Regno Unito, che spunta in fondo ad un bel giardino. Tramite non so che diavoleria robotica, è tempestato di lampadine che si accendono e si spengono seguendo i ronzii prodotti dalle api in movimento negli alveari a casa della regina. 
Chi invece ha deluso:

  • Cinquanta minuti di coda in Nepal perché vuoi non visitare il Nepal, dopo tutti gli sbatti che ha avuto? Bellissimo da fuori, dentro c'è un Buddha dorato. Punto. Salvato solo per l'aperitivo a base di samosa.
  • Ho rotto fino allo sfinimento per visitare la Russia, paese per il quale ho una non celata predilizione. Una stazione spaziale - vodka bar e una gigantesca tavola degli elementi che mi ha riportato ai felici anni dell'università. Perfettamente allineati agli standard della madre patria, hanno accuratamente evitato di investire in aria condizionata.
  • Il Turkmenistan non ha ben capito la comanda ed espone pacchi di pasta e surrogati delle macine del Mulino Bianco.
  • Medaglia al disonore per il Messico, inspiegabilmente tra i consigliatissimi, ma che aveva molto poco a che vedere col cibo e tanto invece con l'autopromozione come meta turistica.
La cosa più figa da fare a Expo è naturalmente mangiare. Il Pelliccia ed io non si può dire che abbiamo proprio proprio pasteggiato: si è trattato piuttosto di un pranzo itinerante, con aperitivo di samosa e nimki in Nepal, polpettine vegetariane in Malesia, raclette svizzera, tacos messicane e per finire tè verde e dolci in Marocco.

Samosa e Nimki - Nepal
Ayam Panai - Malesia
Raclette - Svizzera
Tacos - Messico
Tè verde e dolci al miele e mandorle - Marocco

Anche se sfatti ce l'abbiamo in qualche modo fatta ad arrivare alle nove per vedere lo spettacolo dell'albero della vita e sì, spettacolo è la parola giusta. Nonostante ogni angolo di Facebook pulluli di foto e video a riguardo non ero preparata a una cosa del genere. Tanta, mi sembra il termine pù adatto a descriverla.

In conclusione, mi è piaciuto questo Expo? Sì, molto.
Ho imparato qualcosa di nuovo? Solo come si scrive Turkmenistan.
Ho speso un botto per mangiare? Un bottino diciamo, ma ne è valsa la pena.
Sono carica per il secondo round? NO. Per il momento direi che un tour de force di tale portata è affrontabile una volta nella vita. Per il resto, ci vediamo a Dubai tra cinque anni.

Cestini carini in Nepal.
Io e Il Pelliccia che ci divertiamo sulla rete in Brasile. Sotto di noi piante e ortaggi. Molto divertente ma mi è sfuggito il senso.


Il Padiglione cinese e l'interminabile coda.

Ombrellini di carta volanti.

I tulipani magici dell'Azerbaijan.

Il Magic Garden polacco e Il Pelliccia che fa lo scemo.

Entrando in Russia.

La tavola degli elementi, in omaggio ai molti scienziati russi che hanno contribuito allo sviluppo dell'agricoltura e alla sicurezza alimentare.

Mandorle e arance in Marocco.

Austria, la foresta che respira.

L'alveare in Gran Bretagna: le luci che si accendono e si spengono riproducono il movimento incessante delle api.

Dentro all'alveare.

Dacci dentro con le luci!






mercoledì 5 agosto 2015

DI COSTUMI E DUBBI AMLETICI

Ho una domanda per voi, e naturalmente è una domanda del massimo impegno: cosa ne pensiamo dei costumi spaiati? Ovvero di quelle bagnanti che sulla battigia sfoggiano il pezzo sopra di un tale colore e fantasia e quello sotto di tutt'altra specie?

No, perché io sono reduce dalla microvacanza: con tre giorni di riposo infilati uno dietro all'altro, ho fatto come Cappuccetto e sono andata dalla nonna, la quale ai primi caldi migra verso la riviera ligure per combattere l'afa a suon di cruciverba in terrazza e olive taggiasche. E si sa che la Liguria, e specialmente certune località, d'estate son frequentate solo dai Milanesi a spasso, fatto che mi lascia tranquilla sulla bontà del mio campione di osservazione in spiaggia.

Una spiaggia di quelle che si chiamano bagni, con tutti i lettini belli allineati, in cui l'età media dei frequentanti si aggira intorno ai 35 anni, perfettamente distribuita tra over 60 e under 10. Io e Il Pelliccia assolutamente in linea.

Il nocciolo della questione è che, tra un Vanity Fair, una focaccia e una spalmata protezione 50 che qui siam bianchi come i cadaveri e ci devono grattare via dal lettino alla fine della giornata, dal nostro ombrellone in terza fila come i poracci (ma che vuoi, è Agosto) ho potuto osservare la sommariamente attiva fauna che si muoveva a proprio agio nel lido, giocando a pallavolo, bevendo granita e acquistando bastoni per i selfie, e da qui la costernante constatazione: le appartenenti al gentil sesso, tutte con costume  maniacalmente abbinato. Proprio quando io, giusto l'anno scorso, ho deciso che il twin set non mi piaceva più, e quest'anno ho comprato costumi appositamente spaiati perché mi facevano più figa! Ho sbagliato? Sono domande che mi pongo. Son sembrata una sfigata?

Ma partiamo dal principio allora, e proviamo a sondare le ragioni per cui, nell'anno del signore 2015, ho dovuto ricevere questa epifania che mi ha fatto buttare all'aria tutto il mio parco costumi e ricercare il caos anziché l'ordine cosmico. La risposta a tale fatto è che boooooh, non c'è una ragione, non per me almeno, che ho sempre fatto parte del team completino, e ho sempre l'intimo abbinato se non in casi eccezionalmente rari e per necessità dettate da impellenze stilistiche non trascurabili, e voi mi fate stracontare quando dite che non abbinate mutande e reggiseno. Ma perché? Voglio dire, li trovi già in coppia, da Tezenis te li mettono sullo stand vicini, perché mai dovresti acquistare l'uno e non l'altro? E se li acquisti tutti e due, perché mai dovresti deliberatamente scegliere di indossarne uno e non l'altro, che poi li lavi un numero di volte diversi e si sbiadiscono uno più e l'altro meno e allora sì che hai una buona ragione per non metterli più insieme? E poi non è più bellino avere il completino carino e abbinato? Non vi aiuta a tener a bada la coscienza, che di nevrosi ne abbiamo già parecchie? A me sì.

Eppure niente, il costume rivoluziona le mie manie: senza una logica, mi sono convinta che lo spezzato sia la scelta giusta, così. Forse la vecchia storia del mi sono buttata addosso il primo straccetto che ho pescato dalla valigia perché non vedevo l'ora di correre in spiaggia. Peccato che eravamo io e la figlia rasta sedicenne della vicina di ombrellone. Stop. 

Allora che si fa sempre quando si ha un dubbio? Si scorre la cronologia di Bloglovin. Merda raga, una sfilza di blogger con sangallo abbinato a sangallo, geometrico abbinato a geometrico e scalloped abbinato a scalloped. Non ci potevo credere. Ma cavolo - mi sono incaponita - ce ne sarà una, una, che sostenga la mia tesi, no? Me ne basta solo una, una sulla spiaggia di Malibù con uno slip di una sfumatura leggermente diversa, con una paillette sospetta sul triangolo, una che mi faccia dire ahah!! Ecco che non sono sola!

Il problema è che l'ho trovata.

No aiutoooo, la Biasi nooooooooooo!!!

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