lunedì 10 marzo 2014

ISTERISMI, PAGLIACCIATE E CARNEVALE

Anche quest'anno l'8 Marzo è arrivato e se ne è andato, con i suoi auguri da stracciarsi le vesti, i link su Facebook con le mimose e ottantadue tag e le recriminazioni sulle vacche represse che aspettano solo l'otto di marzo per uscire con il gregge di amiche vacche represse a fare le vacche con gli spogliarellisti. E ve lo devo dire, a me l'otto marzo è sempre stato sui coglioni, ma il motivo per cui lo odio di più è proprio questa sarabanda da moralisti della TL che inneggiano alle DONNE VERE, quelle che sono da festeggiare TUTTI I GIORNI, quelle che l'otto di marzo stanno a casa a fare la calzetta, mica quelle troie delle vacche represse che vanno ad ubriacarsi vestite di paillettes. Che palle. Io mi chiedo se è proprio necessario tutti gli anni. Mi chiedo cosa abbiamo mai fatto di male noi donne per doverci sottoporre tutti i santissimi anni che il signore manda in terra a questo sbrecciamento di coglioni. Non lo so.
Ma su con la vita ragazze, quest'anno la Giornata Internazionale della Donna è stata un po' più facile per noi perché c'era ben altra celebrazione ad occupare le nostre menti, ovvero il Carnevale.
A chi non piace il Carnevale, ci avete dei problemi. Chi non ama il Carnevale è perché ha il culo pesante, punto. Siete pesantipesantipesanti. A me piace un botto. Soprattutto mi piace il lato becero del Carnevale, quello del costume home made, quello dell'idiozia consistente, quello che fa ridere. Non mi piace il Carnevale sexy a tutti i costi, e neanche quello volgare. Ci sono delle cose che a Carnevale non valgono, sono i GRANDI NO del Carnevale: 
non valgono le cornina da diavolo riciclate da Halloween. YOU ARE DISMISSED.
non vale il mono-accessorio: solo la parrucca, solo il cappello, solo il naso da pagliaccio. Non sono costumi. NEXT.
non valgono le scuse. Sono vestito da me stesso la domenica è una stronzata. PER TE MISS ITALIA FINISCE.

Io, Maya e Effe ci siamo date al Becero, ovviamente, con dell'altra gente. Per far del Becero fatto bene bisogna:
  1. scegliere il posto. Che sia abbastanza becero da ospitare gente vestita da sub, da banana o da lattina dell'Ichnusa, perché non c'è assolutamente niente di peggio al mondo che trovarsi travestiti da dementi in un posto in cui tutti gli altri sono in borghese. 
  2. scegliere il tema. Perché è dagli anni del bullismo adolescenziale che sappiamo che l'insieme fa la forza e che in gruppo si riesce a tirar fuori molta più imbecillità che da soli (una banana dopotutto è sempre una banana, ma cinque banane sono un concentrato mortale di potassio, e levatevi tutti).
  3. farsi il costume. Perché se te lo fai da sola è più bello: cominci a ridere già da prima, quando ti scambi le foto dei tuoi orrori con le amiche su Whatsapp.
Le Funnies hanno fatto tutto con saggio criterio:
  1. hanno scelto il posto, ovvero l'Alcatraz. E che nessuno dica niente, perché l'Alcatraz è come le All Star: andavano bene a quindici anni e te le metti volentieri ancora adesso, quando capita. E' l'unico posto in tutta Milano dove mettono ancora Aca' Toro e i Meganoidi. E ho detto tutto.
  2. hanno scelto il tema, non senza difficoltà, passando dalle principesse Disney (troppo sbatti) agli animali dello zoo (troppo pirla) per approdare su un evergreen: le cheerleaders. Perché i pon pon ti risolvono l'antico problema del dove mettere le mani, queste appendici inutili e deturpanti, mentre balli. Col pon pon le sistemi: stanno in alto. Stanno in alto e sgigottano, tutta sera, finché non ti vengono i crampi, ma allora è quasi ora di andare a casa.
  3. si sono fatte il costume. Cioè, quasi. Mi piacerebbe molto dire che le mie serate spese al corso di taglio e cucito hanno dato i loro frutti ma purtroppo la triste realtà è che la gonna ce la siamo dovuta comprare. Ma per le magliette, quella è tutta un'altra storia:
La prodezza.
La sera dell'evento si torna dal lavoro con tanti buoni propositi sul trucco e parrucco. Poi su RealTime c'è Incidenti di Bellezza e una tizia con due tette a orecchie di cocker, e allora si tira avanti di "ancora cinque minuti", si rischia l'abbiocco, in un attimo è mezzanotte e sì, stiamo arrivando. Ma prima di uscire di casa c'è una cosa che è d'obbligo e imprescindibile: 

La condivisione del selfie selvaggio.
E alla fine siamo uscite carine, dai:

C'avevamo anche i giocatori.
C'avevamo anche lo striscione.
Ebbene sì, c'avevamo anche le coreografie.
(A quanto pare avevamo tutto tranne che una macchina fotografica con un flash, ma vabbè).

Abbiamo incontrato i nostri avatar dieci anni fa (che carine!).
E abbiamo avuto momenti esilaranti. Momenti di roboante successo perché ragazzi, i pon pon funzionano. Fanno aggregazione. Disinibiscono, passi urlando per tutta la sala e la gente fa il trenino, giuro. 
Tutto ciò finché Maya, nell'impeto del cheerleading aggressivo, non lancia in aria il suo pon pon tentacolare e lo fa atterrare in faccia a uno che aveva gli occhiali.
 Dieci minuti dopo ci siamo accorte che gli occhiali erano nel pon pon.
 Fine della serata.













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